Garantire a tutti l’accesso all’acqua, giocando d’anticipo sui rischi ambientali: questo l’obiettivo che si pone l’Europa.
Acqua, un bene così prezioso da meritare l’attenzione di una giornata internazionale – la Giornata mondiale dell’acqua – e una maggiore tutela normativa. Bruxelles infatti introduce la nuova direttiva (Ue) 2020/2184, che pone una serie di modifiche a protezione della salute, come l’aggiornamento degli standard qualitativi dell’acqua.
La nuova legge europea introduce la ricerca nelle acque a uso potabile e fissa i valori di parametro per nuovi elementi, come il Bisfenolo A, il Clorato e il Clorito, gli Acidi Aloacetici, la Microcistina-Lr, i Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) totale e la somma di Pfas e Uranio.
La norma incentiva a un minore consumo dell’acqua in bottiglia, promuovendo una maggiore fiducia nell’uso dell’acqua del rubinetto. Bruxelles punta a un sano risparmio per i consumatori e a una riduzione dei rifiuti di plastica con un evidente impatto positivo sull’ambiente.
Recepita ed entrata in vigore negli Stati membri, Italia inclusa, con il Decreto Legge 23/02/2023 n.18, che, in particolare all’articolo 6, cita “lo scambio continuo di informazioni tra i gestori dei sistemi di distribuzione idro-potabili e le autorità competenti in materia sanitaria e ambientale“, mette al centro la salubrità dell’acqua e la salute umana.
Sembra scontato dare valore all’acqua, ma non è proprio così: quando si parla di acqua si parla di Vita, dell’origine del Pianeta. È una risorsa fondamentale sia per gli esseri viventi, sia per l’ambiente e se scarseggia o addirittura la Terra ne viene sempre più privata, tutto rischia di scomparire.
Dopo poco più di 20 anni dalla Direttiva (Ue) 98/83 si rivedono quindi gli obblighi informativi, di sorveglianza, di controllo e garanzia, a maggiore protezione dell’ambiente e degli esseri viventi.
È infatti stato introdotto l’obbligo del controllo preventivo della catena di approvvigionamento. Migliorare l’accesso all’acqua e l’informazione ai cittadini sono i due obiettivi cardine a supporto della nuova normativa, per rispondere alle necessità di attualizzare le forme di comunicazione, mettendo a disposizione delle informazioni supportate da dati aggiornati sulla qualità delle acque potabili.
Mappare e gestire i dati del rischio, questo è ciò che emerge dall’incontro La rivoluzione silenziosa dell’acqua. I dati, gli strumenti e il dialogo per una governance sostenibile, che si è tenuto al Cnr di Roma.
Raccogliere dati sulla valutazione e gestione del rischio per ogni punto di estrazione dell’acqua; informazioni che contengono dei risultati di monitoraggio della qualità dell’acqua, ma anche una conformità tale per cui si possano leggere in comparazione. Uso sostenibile delle risorse idriche, ridefinendo il sistema sanzionatorio sulle violazioni.
Un sistema rivoluzionario
Dove sta il cambio di rotta? Il principio rivoluzionario sta nel “non più spreco di un bene prezioso, come l’acqua – afferma Silvia Bartolini, direzione generale Ambiente della Commissione europea, intervenuta al convegno.
La fornitura diventa un servizio il cui costo è a carico degli utenti e include dei servizi collegati all’uso dell’acqua, come la manutenzione delle attrezzature, gli investimenti, i costi ambientali e quelli legati al depauperamento delle risorse.
Gli Stati membri avranno tempo fino a gennaio 2026 per adottare le misure necessarie affinché le acque destinate al consumo umano siano in linea con i parametri stabiliti dalla direttiva.
Entro luglio dell’anno successivo, il 2027, poi, gli stessi Stati dovranno aver istituito un piano di valutazione e gestione dei rischi per i bacini idrografici e per punti di estrazione.
Entro gennaio 2029, ultima tappa, dovranno aver introdotto delle misure per migliorare l’accesso e promuovere l’uso di acqua per il consumo umano oltre al piano di valutazione dei rischi per i sistemi di distribuzione e di fornitura.
L’Agenzia europea per l’Ambiente si occuperà di verificare, a cadenza quinquennale, che tutti i passaggi siano svolti correttamente, incluso il monitoraggio degli standard microbici e chimici.
Un rinnovamento del sistema idro-potabile, quello che l’Europa si aspetta dall’applicazione della direttiva e in Italia si dovrebbe avere un cambiamento delle strategie finalizzate al miglioramento della qualità delle acque potabili.
“Il rispetto del diritto fondamentale all’acqua sicura e ai servizi igienico-sanitari si fonda sulla responsabilità degli attori coinvolti. Quest’ultima deve essere definita con un approccio tridimensionale: responsabilità e standard di prestazione chiari e definiti per tutti i soggetti responsabili nella fornitura dei servizi idrici e igienico-sanitari; trasparenza in merito alle loro azioni; meccanismi per controllare e garantire la conformità degli attori agli standard stabiliti. Un approccio multisettoriale con advocacy sanitaria” sottolinea Pasqualino Rossi del Ministero della Salute.
Il 2035 potrebbe essere l’anno di svolta, cioè l’anno della prima e concreta valutazione della direttiva. L’Italia ha predisposto anche il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, condiviso con le amministrazioni regionali, che si articola in sei macro-obiettivi, tra questi:
- l’attenzione all’ambiente e al clima, declinati anche in funzione della salute
- le malattie croniche non trasmissibili
- le dipendenze e problemi correlati
- gli incidenti stradali e domestici
- gli infortuni e incidenti sul lavoro e malattie professionali
- le malattie infettive prioritarie
Un Piano quindi che intende intervenire in maniera più focale sul tema della salute, inserita in uno sviluppo coordinato e sostenibile dell’essere umano, della natura e dell’ambiente, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 adottata dall’Onu per lo sviluppo sostenibile del Pianeta.
Il progetto europeo Whow
Raggiungere l’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie.
L’Europa ritrova questo obiettivo nel progetto italiano e lo finanzia: Whom – Water Health Open knoWledge intende condividere dati e ricerche per identificare le relazioni che intercorrono tra la qualità delle risorse idriche e la diffusione delle malattie.
Capofila del progetto la società Celeris e la partnership dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), l’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti della Regione Lombardia (Aria) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (Cnr-Istc Italia), per mettere in pista, dal 2020, un progetto triennale che si concluderà il 31 agosto 2023 e che ha come outcome, lo sviluppo di un data-space sul consumo e sulla qualità di acque superficiali, sotterranee e marine, con dati provenienti da diverse fonti.
I dati ambientali saranno collegati con i dati sanitari sulla diffusione delle malattie integrando dataset italiani e di altri Paesi europei, con lo scopo di renderli disponibili per un successivo riutilizzo.
A supportare il progetto c’è anche il contributo del programma europeo Copernicus, sostenuto da Horizon Europe, per offrire dei servizi di informazione basati sull’osservazione satellitare della Terra.
“Questo è il nostro contributo per colmare l’attuale lacuna nella conoscenza dei dati a vantaggio dell’Ue e della comunità internazionale” dice Carmen Ciciriello, Ceo di Celeris e coordinatrice del progetto.
Se c’è un nesso tra lo sfruttamento delle risorse idriche e l’incremento delle malattie, è necessario quindi investire nella costruzione di un dialogo aperto, fatto anche di dati, per uno sviluppo sostenibile.