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Eu Deforestation Regulation: previsioni di impatto sulle aziende italiane

Giornata mondiale delle foreste - vacanze nei boschi
Foto di Pexels

Con l’entrata in vigore del Regolamento europeo anti-deforestazione – Eudr molte aziende dovranno adeguare le proprie importazioni. il parere di Etifor, che prevede anche il bisogno di nuovi strumenti per la valutazione dell’impatto.

Il Regolamento europeo anti-deforestazione – Eudr (Eu Deforestation Regulation approvato in via definitiva il 19 aprile scorso) è stato ideato per contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità: la legge rende obbligatorio per le imprese di verificare, attraverso una due diligence (dovuta diligenza), che materie prime e prodotti immessi o esportati nel mercato europeo non abbiano provocato deforestazione.

La norma non è banale: l’Italia è tra i maggiori consumatori europei di prodotti responsabili della distruzione di foreste (36mila ettari di foresta/anno) seconsa solo alla Germania, responsabile di più di 43mila ettari abbattuti ogni anno.

Ecco alcuni dati relativi alla deforestazione causata dalle importazioni italiane:

  • 16mila ettari dal cacao (8% di tutta l’Ue), di cui quasi la metà in Costa d’Avorio
  • 8mila ettari dalla gomma (9% di tutta l’Ue), di cui quasi la metà in Indonesia
  • 2mila ettari per le importazioni di mais (5% di tutta l’Ue), l’84% dei quali in Brasile

Il problema della deforestazione

Come indicato all’interno del testo del RegolamentoLa deforestazione e il degrado forestale incalzano a un ritmo allarmante. Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), tra il 1990 e il 2020 sono scomparsi 420 milioni di ettari di foreste, ossia circa il 10% del totale delle foreste che restano sul pianeta, equivalente a una superficie più estesa di quella dell’Unione europea.

La deforestazione e il degrado forestale, a loro volta, concorrono notevolmente al riscaldamento globale e alla perdita di biodiversità, due delle maggiori sfide ambientali della nostra epoca“.

Poiché una buona parte dei beni prodotti su terreni deforestati è destinato all’esportazione, anche i Paesi importatori sono considerati indirettamente responsabili della perdita di soprassuoli forestali (deforestazione incorporata).

Secondo uno studio del Wwf l’Europa costituisce il secondo più grande importatore di deforestazione tropicale al mondo, dopo la Cina. Tra il 2005 e il 2018, le importazioni europee di prodotti come soia, palma da olio, legname, carne bovina e suoi derivati (pelli), cacao, caffè, gomma, colza e mais hanno causato la perdita di 2,7 milioni di ettari di soprassuoli forestali, per una media di 208mila ettari all’anno.

Il regolamento e le aziende

Il Regolamento europeo anti-deforestazione ha l’obiettivo di ridurre queste percentuali combattendo così anche il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.

Tra i prodotti interessati dalla nuova normativa vi sono bovini, soia, olio di palma, cacao, caffè, legno, gomma, carbone, compresi i prodotti che contengono, sono stati alimentati con o sono stati prodotti utilizzando questi prodotti (per esempio cuoio, cioccolato, mobili), fino a includere la carta stampata e una serie di derivati dell’olio di palma.

Nei prossimi mesi le aziende che importano le materie prime e i prodotti che rientrano nel campo di applicazione del regolamento dovranno prepararsi al più presto per adeguarsi ai suoi requisiti e, a un anno di distanza dalla pubblicazione dello stesso (aprile 2024), sarà previsto un riesame per valutare la necessità e la fattibilità di ampliare l’ambito di applicazione del regolamento ad altri prodotti/settori, incluso il mais e la carne di suini, pollame e ovini e caprini.

Le aziende dovranno allinearsi al regolamento entro al massimo due anni – periodo variabile in base alla grandezza dell’organizzazione – dall’entrata in vigore. È quindi essenziale per le imprese italiane approfondire il tema e iniziare subito il processo anche se – afferma Elena Massarenti, supply chain specialist di Etiforsono ancora pochi però gli strumenti a disposizione delle aziende; per questo motivo il lavoro dei consulenti è essenziale“.

Passato il periodo di transizione le realtà che vogliono continuare a esportare questi prodotti nell’Ue dovranno dimostrare di aver adottato misure per prevenire la deforestazione e per rispettare i diritti umani.

Ciò significa che le aziende dovranno effettuare una valutazione del rischio per identificare eventuali impatti negativi sulla deforestazione e sui diritti umani all’interno delle loro catene di approvvigionamento.

Inoltre, le aziende saranno tenute ad adottare misure per prevenire o mitigare tali impatti e dovranno dimostrare la tracciabilità delle loro catene di fornitura e comunicare in modo trasparente le loro politiche in materia di sostenibilità.

Ovviamente il percorso di allineamento al nuovo regolamento racchiude diverse sfide per le aziende italiane ma anche buone notizie per le foreste del mondo: la valutazione d’impatto della Commissione europea, ha stimato infatti che, senza un adeguato intervento normativo, il consumo e la produzione dell’Ue dei sei prodotti di base (legno, bestiame, soia, olio di palma, cacao e caffè) causerà la perdita di 248.000 ettari di foreste entro il 2030. Scenario che questo regolamento dovrebbe evitare.

(testo redatto da Etifor, spin-off dell’Università di Padova)

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