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Società benefit: una ricerca sulle loro relazioni di impatto

bilancio di sostenibilità
Immagine da Depositphotos

Una ricerca qualitativa, condotta dall’Università Roma Tre, ha analizzato le relazioni di impatto delle società benefit: ecco quanto è emerso.

Trasparenza, accountability, accessibilità alle informazioni e valore programmatico della relazione di impatto: sono alcuni dei punti di miglioramento emersi dalla ricerca sullo stato dell’arte dei report di impatto delle Società benefit realizzata dagli studenti del corso Corporate governance e scenari di settore delle imprese della Laurea Magistrale in Economia Aziendale presso l’Università degli Studi Roma Tre.

Il campione oggetto di studi è stato costruito prendendo come punto di partenza le 521 aziende iscritte nell’elenco delle Società benefit, aggiornato a novembre 2022; da questa lista sono state eliminate le società che sono risultate inesistenti, in liquidazione oppure divenute “sb” nel corso del 2022 (e pertanto non ancora in grado di produrre la relazione di impatto).

Il passo successivo è stato quello di verificare quante aziende hanno effettivamente pubblicato la relazione di impatto: su 415 aziende analizzate, solo 153 società (ovvero il 36,87% del campione) ha pubblicato il documento nel 2021, rendendo così possibile effettuare un’analisi mirata alla comunicazione adottata.

Di queste, 45 hanno caricato il documento all’interno delle usuali sezioni dedicate alla comunicazione con gli stakeholder esterni (sezione Governance o Sostenibilità), mentre 42 hanno creato una sezione dedicata alla comunicazione relativa all’essere una Società benefit, facilitando così la ricerca delle informazioni da parte degli stakeholder.

Metodologia di stesura del report di impatto

Il secondo aspetto oggetto di analisi ha riguardato la metodologia utilizzata per la stesura del report: il 70,59% del campione ha optato per il B Impact Assessment, dal momento che una parte delle aziende è anche certificata come BCorp; il 13,07% ha invece applicato gli standard del Global Reporting Initiative.

Emerge un dato passibile di miglioramento: alcune delle aziende coinvolte hanno applicato altre metodologie che, però, non forniscono alcun tipo di valutazione quantitativa, limitandosi a esprimere solo a livello qualitativo le azioni poste in essere e gli obiettivi per l’anno successivo.

Secondo Giorgia Mattei, una delle docenti che ha guidato il progetto di ricerca, “la mancata indicazione della sezione in cui pubblicare la relazione di impatto non è di ausilio agli stakeholder nel trovare le informazioni e, dunque, l’accountability è limitata.

Inoltre, un così variegato range di approcci possibili da utilizzare nella redazione della relazione, non agevola la comprensione delle azioni delle singole aziende e non aiuta la comparabilità spaziale del documento“.

Per alcune realtà, quindi, la redazione della relazione di impatto sembra essere confinata a un obbligo normativo; risulta quindi necessario fare un passo indietro e riflettere sulle motivazioni che portano un’azienda a scegliere di diventare Società benefit.

Tra i suggerimenti emersi per migliorare le attività di rendicontazione:

  • maggiore accessibilità delle informazioni, tramite pubblicazione della relazione di impatto sul sito internet aziendale in modalità liberamente consultabile
  • maggiore trasparenza e fruibilità delle informazioni, favorendo la scelta di costruire, all’interno del sito, una sezione dedicata alla Società benefit
  • maggiore chiarezza nell’esposizione delle attività svolte dall’azienda, includendo il confronto tra obiettivi e risultati, anche rispetto all’anno precedente
  • maggiore comparabilità interna, rendendo accessibili e consultabili tutte le relazioni di impatto dell’azienda
  • maggiore comparabilità esterna, utilizzando standard di valutazione autorevoli e condivisi

Tutte le indicazioni e best practice ovviamente tengono conto del principio di proporzionalità, per favorire le aziende medie e piccole nelle attività di rendicontazione senza però gravare in termini di costi e di competenze da possedere.

Crediti immagine: Depositphotos

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Chiara Guizzetti Chiara Guizzetti: laureata in economia, lavora in Adfor come referente per l'area Internal Audit e Compliance (consulenza, formazione aziendale e universitaria). Crede nel valore dell'etica, della sostenibilità e del network tra persone e imprese. Appassionata di pilates e corsa | Linkedin
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