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L’innovazione passa dall’economia circolare: l’importanza del passaporto Ue delle batterie

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Immagine da Depositphotos

L’innovazione passa da una nuova economia svincolata dalle fonti fossili, saldamente ancorata all’energia prodotta attraverso fonti rinnovabili e pulite e alimentata da un ciclo produttivo circolare, che punta all’azzeramento degli scarti e a un pieno recupero e riciclo dei materiali. Il passaporto europeo per le batterie è un passo importante in questa direzione…

Il trasporto pesa più del 30% sulle emissioni totali nell’Unione europea e la chiave per la sua decarbonizzazione passa, soprattutto, per la mobilità elettrica. I tempi di dismissione dei motori endotermici sono ormai fissati, ma è necessario che lo sviluppo delle batterie – e della filiera del loro riciclo e recupero – acceleri e abbracci in pieno l’economia circolare.

Le nuove norme europee sulle batterie e sui rifiuti derivati è un primo importante passo, perché tiene conto degli sviluppi tecnologici e delle sfide future del settore, coprendo interamente il loro ciclo di vita.

Il regolamento europeo, approvato lo scorso giugno dal Parlamento europeo con 587 voti a favore, 9 contrari e 20 astensioni, prevede i seguenti punti fondamentali:

  • una comunicazione chiara e obbligatoria dell’impronta di carbonio delle batterie dei veicoli elettrici, dei mezzi di trasporto leggeri e per le batterie industriali ricaricabili con capacità superiore a 2kWh
  • la progettazione di batterie portatili degli elettrodomestici affinché possa essere rimosse e sostituite facilmente
  • un passaporto digitale per le batterie dei mezzi leggeri (bici, monopattini…), le batterie industriali con capacità superiore a 2 kWh e le batterie delle auto elettriche
  • obiettivi di raccolta dei rifiuti ambiziosi per arrivare al 61% di recupero entro il 2031

Norme importanti che per l’industria, oltre a essere un requisito legale, sono anche una grande opportunità: secondo Aras Italia, azienda che lavora per le maggiori industrie nazionali e internazionali che operano nel campo dell’automotive e navale, “una moderna gestione dei dati consente di analizzare e valutare in modo completo il flusso continuo di informazioni, partendo dall’estrazione delle materie prime fino all’uso e al riciclo, creando così prodotti più innovativi e catene del valore più efficienti“.

Infatti, secondo le nuove normative europee approvate, dal 2027 il passaporto delle batterie diventerà obbligatorio e da quella data le aziende dovranno fornire dati dettagliati sulle batterie che producono o vendono.

Oltre alle informazioni sui materiali contenuti e sull’origine delle materie prime, verranno raccolti anche dati sullo stato di fatto e sulle opzioni di riciclo. L’obiettivo europeo è mappare digitalmente l’intero ciclo di vita e progettare la creazione di valore basandosi sui principi di un circuito chiuso.

Le batterie, con una vita utile pianificata di circa 20 anni per quelle con dimensioni maggiori, generano grandi quantità di dati, che coprono l’estrazione delle materie prime, la produzione, diverse opzioni di utilizzo e le possibilità di riciclo finale. Su iniziativa dell’Unione europea, in futuro questi dati dovranno essere archiviati“, afferma Luigi Salerno, country manager di Aras Italia.

Un obbligo che diventa un’opportunità per le imprese che potranno estrarre valore e generare informazioni preziose analizzando i dati raccolti, ottimizzando la propria catena del valore.

Dopo circa dieci anni, le batterie delle auto elettriche raggiungono la fine della loro prima vita – aggiunge SalernoCon lievi modifiche, le batterie potrebbero però avere una seconda vita; per esempio, potrebbero essere utilizzate come stazioni di ricarica per auto elettriche o come sistemi di accumulo per impianti solari a uso privato. Prolungando così la loro vita utile, queste batterie potrebbero essere utili per 20 anni prima di essere smantellate e riutilizzate come parte di una strategia di riciclo“.

Ecco allora che dal collegamento tra i dati delle fasi di progettazione e produzione di un prodotto, le informazioni raccolte dalla catena di approvvigionamento e di riciclo e i dati operativi e di performance lungo l’intero ciclo di vita, le aziende possono ottenere un vantaggio informativo per accrescere i risparmi energetici o fare innovazione attraverso nuovi sviluppi di prodotto.

In breve – conclude Salernol’economia circolare industriale sta finalmente passando dalla teoria alla pratica“. A tutto vantaggio dell’ambiente!

Crediti immagine: Depositphotos

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