La crisi energetica ha già dato una spinta importante allo sviluppo piccoli impianti realizzati in prossimità dei centri di consumo: nel corso del 2023 ci si aspetta un’ulteriore crescita grazie agli incentivi per l’autoconsumo diffuso. Vediamo di cosa si tratta…
Tutti gli stakeholder del settore energetico concordano sulla necessità di ridurre la dipendenza dal gas russo e dalle commodity fossili di importazione, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e di indipendenza energetica.
Per riuscirci sarà necessario puntare sulle energie rinnovabili – unica alternativa a oggi disponibile – e, poiché la distribuzione degli impianti eolici è fortemente vincolata dalla disponibilità della fonte primaria, principalmente sull’energia solare.
La centralità del fotovoltaico nel processo di decarbonizzazione è chiara, anche guardando gli scenari Terna, gestore della rete di trasmissione, che per raggiungere gli obiettivi del Fit-for-55 deve quasi triplicare la capacità attualmente installata al 2030.
Se la maggior parte della nuova capacità, secondo Terna, sarà di tipo utility-scale (impianti di grossa taglia), quasi il 30% del totale sarà di tipo distribuito: piccoli impianti realizzati in prossimità dei centri di consumo, principalmente su coperture.
La crisi energetica ha già dato una spinta importante allo sviluppo di queste soluzioni, ma è possibile aspettarsi che una nuova ondata di sviluppo di impianti distribuiti arriverà nel corso del 2023, grazie agli incentivi ministeriali per l’autoconsumo diffuso.
Autoconsumo diffuso, una via percorribile per l’indipendenza energetica
Con autoconsumo diffuso si intendono configurazioni composte da produttori e consumatori nelle quali l’energia prodotta dagli impianti, principalmente fotovoltaici, viene condivisa con i clienti finali attraverso la rete pubblica.
Per poter effettuare l’autoconsumo diffuso è necessario che i soggetti interessati si organizzino in una delle due configurazioni definite dalla normativa:
- l’autoconsumatore collettivo, schema aperto a tutti i clienti finali e a tutti i produttori a patto che questi siano localizzati all’interno dello stesso edificio
- le comunità energetiche, schemi in cui il vincolo territoriale è meno stringente – i partecipati devono essere connessi sotto la stessa cabina primaria – ma sono caratterizzate da una maggior complessità organizzativa – è necessario costituirsi come soggetto giuridico autonomo, definire uno statuto… – e dovranno essere controllate da cittadini/Pmi/enti locali
In entrambi i casi, gli impianti potranno avere la capacità massima di 1 MW.
Attraverso queste soluzioni, cittadini e imprese, soprattutto se accompagnati da soggetti strutturati ed esperti nel settore, potranno beneficiare di una riduzione del costo della bolletta.
Per ogni unità di energia consumata dai clienti finali, contemporaneamente a un’unità di energia prodotta da impianti di produzione, il Gse riconoscerà un incentivo alla configurazione che contribuirà a coprire il costo dell’impianto e a ridurre la spesa energetica.
Gli incentivi sull’autoconsumo diffuso valorizzano il consumo contemporaneo alla produzione e danno la possibilità anche a soggetti che non hanno la capacità economica di realizzare in modo autonomo l’impianto di partecipare in queste configurazioni, portando valore aggiunto agli schemi attraverso il loro consumo.
articolo di Salvatore Alessandro Casa, consulente di Elemens