L’obiettivo è quello di raggiungere la decarbonizzazione al minor costo per il consumatore finale, con maggiori certezze per gli operatori energetici. La consultazione pubblica avviata ad agosto dal Ministero dell’Ambiente sul Decreto FerX per discutere sull’incentivazione di 62,15 GW di fonti rinnovabili, quasi esclusivamente fotovoltaico ed eolico.
La consultazione pubblica FerX avviata dal Ministero dell’Ambiente ad agosto aveva l’obiettivo di discutere le modalità di sostegno allo sviluppo delle fonti rinnovabili, attraverso un meccanismo di supporto e incentivazioni verso impianti solari fotovoltaici, impianti eolici, impianti idroelettrici e impianti di trattamento di gas residuati dai processi di depurazione.
Meccanismo che punta a sostenere le fonti rinnovabili promuovendo l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità del sistema elettrico, senza allontanarsi dagli obiettivi di sicurezza e adeguatezza.
Un decreto che, secondo il ministro Gilberto Pichetto Fratin “rivede e attualizza i meccanismi di supporto storici del settore” nell’ottica del Governo di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al minor costo per il consumatore finale, dando maggiori certezze alle imprese e incrementando l’indipendenza e la sicurezza energetica del Paese.
Alla base della consultazione ci sono due tipi di contratti per differenza a due vie: uno centralizzato e l’altro decentralizzato. Nel primo, lo Stato imporrebbe quantitativi di energia, localizzazione e tipo di impianti rinnovabili da installare attraverso procedure competitive dal 2024 al 2028.
Nel secondo, il ruolo statale sarebbe limitato a definire le quantità di energia e la localizzazione, mentre gli operatori sarebbero responsabili della scelta delle tecnologie, affidandosi ai costi minori, alla migliore efficienza e ai tempi più veloci consentiti dal mercato e dal principio di neutralità tecnologica.
Per Alessandro Marangoni, ceo di Althesys, “la bozza di decreto FerX sui contratti per differenza per sostenere gli investimenti nelle rinnovabili è sicuramente un passo avanti rispetto al precedente decreto Fer1, perché cerca di superarne alcuni limiti che ne avevano determinato l’insuccesso parziale.
Tuttavia, è necessario gestire con attenzione l’equilibrio tra costi, rischi e obiettivi climatici al fine di garantire un futuro energetico sostenibile, dando certezze di medio-lungo periodo, lasciando al contempo spazio a strumenti di mercato.
Bisogna, poi, creare le condizioni perché gli investimenti previsti (che già sono molto consistenti) possano essere realizzati in tempi certi e brevi. Ciò che ancora oggi spesso non avviene a causa di complessità nei processi autorizzativi“.
Infatti, la strategia di decarbonizzazione richiede non solo un supporto alla generazione di energia pulita, ma anche ingenti investimenti in infrastrutture, reti e sistemi di accumulo.
Le scelte non possono pertanto più basarsi solo sull’analisi del costo livellato dell’elettricità (Levelized Cost of Electricity – Lcoe), quello che serve per produrre il chilowattora, ma devono valutare l’intero costo franco destino, cioè al punto di consumo.
Per questo, conclude Althesys, servirebbe un concetto di sostegno simile al value-adjusted levelized cost of electricity (Valcoe) introdotto dall’Agenzia internazionale dell’energia da trasferire nelle scelte di investimento degli operatori.
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