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Il cambiamento climatico è qui per restare: ecco come affrontarlo con la regola del 3-30-300

foreste urbane
Immagine da Depositphotos

La partita dell’adattamento al cambiamento climatico si gioca nelle città: ecco come la regola 3-30-300 può aiutarci ad adattarci e a essere più resilienti in questa nuova situazione.

Il 5 maggio 2023, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) dichiarava ufficialmente la fine dell’emergenza sanitaria per il Covid-19. Il virus non è scomparso, ma ci siamo dotati degli strumenti necessari per gestirlo, superando quindi la fase emergenziale.

Non si può dire lo stesso rispetto all’emergenza climatica. All’opposto, l’anno che stiamo vivendo potrebbe essere ricordato, in Italia, come l’anno in cui la crisi climatica non si è limitata a bussare alla nostra porta, ma l’ha sfondata con prepotenza.

L’anno, infatti, è cominciato ereditando una condizione di siccità, che gli scienziati hanno collegato in modo diretto al cambiamento climatico, che persisteva dall’anno precedente.

Abbiamo poi dovuto fare i conti con le precipitazioni molto intense che, anche se non direttamente collegabili al cambiamento climatico, hanno comunque trovato un terreno secco, meno capace di assorbire l’acqua e hanno causato disastrose alluvioni in Emilia-Romagna.

Poi è arrivata l’ondata di calore che ha investito l’Europa meridionale nel mese di luglio, un evento che è stato definito virtualmente impossibile se l’uomo non avesse riscaldato il Pianeta bruciando combustibili fossili.

Un fenomeno, quest’ultimo, ancora più preoccupante se consideriamo che proprio in quei giorni veniva pubblicato uno studio su Nature Medicine che attribuiva all’estate dell’anno precedente oltre 60.000 morti in Europa (di cui 18.000 in Italia) collegate proprio al caldo e alle ondate di calore.

Il 2023, quindi, ci ha impartito due grandi lezioni:

  1. il cambiamento climatico non è più un qualcosa di inafferrabile e appartenente a un futuro lontano, ma è un qualcosa di ormai fin troppo concreto, che è già qui, e le sue conseguenze sono reali e disastrose
  2. questo non significa che dobbiamo smettere di impegnarci nella mitigazione, ossia nell’evitare o ridurre le emissioni di gas a effetto serra, perché ormai il danno è fatto: non sarebbe saggio peggiorare ulteriormente la situazione. Piuttosto, questo dovrebbe aiutarci a capire che è altrettanto importante investire in misure di adattamento, ossia quelle misure che riducono gli impatti negativi che il cambiamento climatico avrà su di noi, sulle nostre economie e sugli ecosistemi da cui dipendiamo

Considerando che sempre più persone vivono e vivranno nelle città, quella dell’adattamento è una partita che si giocherà in buona parte in contesto urbano.

Il ruolo di alberi e aree verdi urbane nell’adattamento al cambiamento climatico

Alberi e aree verdi urbane hanno un ruolo fondamentale nell’adattamento al cambiamento climatico, anche – e forse soprattutto – nelle città. Gli alberi, per esempio, hanno la capacità di ridurre gli effetti negativi delle ondate di calore – i cui effetti, in città, tendono ad essere amplificati dal fenomeno delle isole di calore, ossia il microclima più caldo che si crea in contesto urbano a causa di cementificazione e altri fattori – grazie all’ombreggiamento che forniscono.

Allo stesso tempo, gli alberi possono filtrare gli inquinanti dall’aria, regolare il flusso dell’acqua e offrire riparo per la biodiversità. Inoltre, vivere vicino alle aree verdi fa bene alla salute, al punto che sono sempre di più gli studi che collegano la presenza degli alberi al nostro benessere fisico e psicologico.

Più alberi e aree verdi, quindi, significa città più vivibili e persone più sane. Ma come possiamo capire se abbiamo abbastanza verde nella nostra città? E nel pianificare le città di domani, quale approccio possiamo seguire?

La regola del 3-30-300

Proprio per rispondere a domande come questa, Cecil Konijnendijk del Nature Based Solutions Institute ha ideato la regola del 3-30-300 pubblicata nel 2021 nel sito dello Iucn.

Questa regola viene definita, dal Nature Based Solutions Institute stesso, come una rule of thumb (letteralmente: regola del pollice), ossia una linea guida, un principio di massima che riconosce la complessità e la diversità di ogni situazione ma fornisce, allo stesso tempo, un’indicazione pratica e semplice da poter comunicare e seguire.

Cosa dice la regola del 3-30-300? La regola fornisce criteri chiari per capire qual è il numero minimo di alberi che dovrebbero essere presenti in ogni contesto urbano e un’indicazione su dove dovrebbero essere inseriti. Questi criteri dicono che:

  • dovrebbero esserci almeno 3 alberi visibili da ogni casa (o luogo di lavoro/studio)
  • dovrebbe esserci almeno il 30% di copertura arborea in ogni quartiere
  • il parco o l’area verde più vicina non dovrebbe essere più distante di 300 metri da casa/ufficio/scuola

Pregi e vantaggi della regola 3-30-300

La regola del 3-30-300 è stata ideata a partire da un corposo insieme di evidenze scientifiche. In altre parole, la regola, per quanto semplice e orecchiabile, propone dei numeri che hanno solide basi scientifiche e riscontri misurabili.

Infatti l’efficacia di alberi, foreste e aree verdi nel migliorare la vivibilità dell’ambiente urbano e nell’influire in modo positivo sulla salute umana sono ampiamente dimostrate.

Un altro pregio della regola del 3-30-300 è che essa non si limita a definire una quantità minima di alberi e aree verdi, ma prende in considerazione un’altra variabile molto importante: la loro distribuzione e, quindi, l’equità nell’accesso da parte delle persone.

Questo è un aspetto molto importante perché non sempre alberi e aree verdi sono equamente distribuiti e, tipicamente, a farne le spese sono le parti di popolazione più svantaggiate o marginalizzate. Spesso, infatti, sono loro a vivere maggiormente in quartieri con minor presenza di copertura arborea.

Infine, la regola del 3-30-300 è molto facile da comprendere, ricordare e comunicare. Anche questo è un aspetto molto importante.

Specialmente nei contesti complessi, come quello della pianificazione urbana, in cui è spesso necessario ottenere il supporto di numerosi e diversi gruppi o portatori di interesse.

Una regola facile da comprendere, ricordare e comunicare è una regola per cui è più facile ottenere supporto e, di conseguenza, è una regola che con maggiore probabilità riuscirà a innescare il cambiamento desiderato.

La regola 3-30-300 in pratica

Il passaggio dalla teoria alla pratica non è mai semplice, specialmente quando si parla di contesti – come sono i contesti urbani – caratterizzati da un’infinità di peculiarità e tratti unici.

In contesto urbano, infatti, la diversità in termini di spazio fisico si interseca con diversi bisogni, priorità, risorse e spazi disponibili, sfide e opportunità che rendono ogni caso unico.

La regola fornisce dunque un’ottima base di partenza che va però discussa e calata nel contesto specifico, per poter sviluppare progetti che siano realizzabili, efficaci, partecipati e accettati dalla popolazione.

Inoltre, trovare lo spazio, le risorse economiche e umane per piantare più alberi nelle città densamente popolate a cui siamo abituati non è cosa semplice.

Per fare progetti di forestazione urbana e cercare di raggiungere quanto prescritto dalla regola del 3-30-300, bisogna lavorare tenendo conto della complessità delle dinamiche urbane, degli ecosistemi naturali e degli attori in gioco.

Per questo è necessario e imprescindibile un cambio di paradigma che vede al centro la collaborazione tra discipline e settori diversi che non sono così soliti lavorare insieme.

Abbiamo bisogno di soluzioni innovative e di un approccio multidisciplinare per affrontare le sfide che ci pone la crisi climatica e l’urbanizzazione. Le foreste urbane rappresentano una di queste soluzioni che, nonostante siano sempre più riconosciute come efficaci e desiderabili, faticano ancora a prendere piede.

Perchè? Una delle ragioni, secondo noi, è che mancano professionisti in grado di progettare, realizzare e gestire progetti di forestazione urbana con un approccio innovativo e multidisciplinare. È proprio in questo contesto che il progetto Uforest, co-finanziato dalla Commissione europea, assume un ruolo di rilievo.

Etifor, partner e promotore dell’iniziativa, ha coinvolto Cecil Konijnendijk e altri esperti internazionali nel progetto, con l’intento di contribuire al passaggio dalla teoria alla pratica creando un action plan per la realizzazione della 3-30-300 e occasioni di formazione multidisciplinare per i professionisti che ci aiuteranno a creare città più verdi” afferma Colm O’Driscoll, International Business Development di Etifor.

Crediti immagine: Depositphotos

testo redatto da Etifor, spin-off dell’Università di Padova

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