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Aziende italiane: forte la consapevolezza di non poter raggiungere il target Agenda 2030

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Agenda 2030, tutte le aziende ne parlano, ma in poche riusciranno a centrare il target facilmente entro quella data. È ciò che emerge da una fotografia scattata dalla rete italiana Un Global Compact (iniziativa speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite) in collaborazione con Accenture.

Agenda 2030: le aziende italiane non brillano per buoni risultati, o meglio c’è ancora molto da fare. Lo afferma una fotografia scattata dalla rete italiana Un Global Compact (iniziativa speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite) in collaborazione con Accenture dove emerge che solo il 48% delle aziende intervistate (130 in tutto) si ritiene fiducioso di poter raggiungere gli obiettivi dell’Agenda nei temi e termini prefissati.

È comunque importante un altro dato: il 94% è ben consapevole dell’importanza del ruolo del settore privato in termini di potenzialità di impatto sui Sustainable Development Goal, mentre l’87% è si dichiara concretamente impegnato per il raggiungimento di questi obiettivi.

Sono 4 le criticità maggiormente rilevate nella corsa a rendere le aziende in linea con l’Agenda 2030:

  1. la difficoltà nel coinvolgimento delle catene di fornitura (per il 90% degli intervistati)
  2. la scarsità di incentivi previsti per il settore privato (86% del campione)
  3. un periodo di ritorno degli investimenti in sostenibilità troppo lungo (l’84% del campione)
  4. la mancanza di metodologie e tecniche condivise di valutazione dell’impatto delle imprese (il 79% degli intervistati)

La ricerca individua anche dieci possibili fattori di accelerazione in grado di favorire il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda; tra di essi, la promozione attiva dell’uguaglianza di genere, gli investimenti in economia circolare, il ruolo della finanza sostenibile, le azioni per il clima e la resilienza all’acqua.

Il settore privato, nella sua totalità, svolge un ruolo critico nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, dal momento che ogni settore genera impatti sia positivi che negativi.

Le aziende del settore privato sono influenzate, oltre che da fattori strutturali, da barriere cicliche (inflazione, tassi di interesse, instabilità geopolitica e dinamiche competitive) che rendono più difficile la realizzazione di contributi efficaci e in grado di durare nel tempo.

In un momento storico in cui l’integrazione della Sostenibilità nel business aziendale (e nella strategia) sembra aver raggiunto un forte livello di maturità, in Italia e nel mondo, diventa necessario, per le imprese, concentrarsi sugli impatti concretamente generati dai piani di azione e sulla capacità del settore privato di creare valore condiviso all’interno e all’esterno dell’azienda.

È questo in definitiva il consiglio di Marco Frey, presidente del network Italia dell’Un Global Compact da tenere in forte considerazione.

Crediti immagine: Depositphotos

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Chiara Guizzetti Chiara Guizzetti: laureata in economia, lavora in Adfor come referente per l'area Internal Audit e Compliance (consulenza, formazione aziendale e universitaria). Crede nel valore dell'etica, della sostenibilità e del network tra persone e imprese. Appassionata di pilates e corsa | Linkedin
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