Nel contrasto al cambiamento climatico sono due gli elementi che faranno la differenza: i dati scientifici sempre più accurati e la collaborazione tra tutte le parti interessate (cittadini, aziende, politica)…
Non deve essere uno scontro tutti contro tutti, come invece vediamo spesso sui media: il cambiamento climatico è appurato e certificato ormai dalla scienza. Serve a poco allargare le fratture tra i diversi punti di vista, se non a perdere ulteriore tempo.
La collaborazione tra tutte le parti interessate è l’unica strada – insieme alla diffusione e alla spiegazione continua dei dati scientifici – per arrivare a un risultato concreto che, al momento, manca.
Perché non agiamo di fronte al cambiamento climatico? Dai social media la risposta…
La risposta alla domanda arriva dai social media: uno studio pubblicato da Dassault Systèmes, Capgemini e Bloom ha analizzato i motivi per cui non vengono intraprese azioni più concrete per affrontare la sfida climatica.
Lo studio Social intelligence for climate action mostra come l’ostacolo principale sia dovuto allo scetticismo dei consumatori generato dal greenwashing.
Inoltre, in seconda battuta, pesano moltissimo l’ansia – soprattutto nei giovani – derivante dalla crisi climatica e la frustrazione per la mancanza di informazioni affidabili e pertinenti che guidino le azioni per il clima.
Troppi dati sbandierati a caso e portati a sostegno di una parte o dell’altra senza che, invece, ci sia una guida e una comunicazione efficace e trasparente delle informazioni necessarie a capire e ad affrontare il problema.
La ricerca voleva comprendere meglio quali siano al momento gli ostacoli all’azione concreta per risolvere il problema e in che modo le persone possano superarli.
Per riuscirci è stata utilizzata la piattaforma Bloom, dedicata all’analisi dei social network attraverso l’intelligenza artificiale, per decifrare dalle conversazioni globali sul clima quali elementi contrastino una vera azione per il clima.
In 8 mesi di analisi, si sono espresse sul tema con vigore e passione più di 330 milioni di persone : lo scetticismo climatico è ormai marginale, ma è forte il dibattito su come meglio affrontare il problema.
Le principali barriere all’azione per il clima
Ecco i risultati che la piattaforma Bloom ha delineato: l’analisi ha preso in considerazione i contenuti pubblicati in inglese da privati e aziende sui social media (Twitter, Facebook, Instagram, YouTube, TikTok) tra febbraio e ottobre 2022, che rappresentano più di 330 milioni di attori, 14 milioni di documenti (post e commenti) e 480 milioni di espressioni di engagement (“mi piace”, emoji…).
Ottimismo discontinuo di aziende e istituzioni sui loro progressi ambientali, siano essi significativi o minori.
Poiché l’impatto reale di questi progressi è spesso difficile da cogliere, un’eccessiva comunicazione positiva e opportunistica, a volte in contraddizione con le analisi degli esperti (in tal caso si può parlare di greenwashing), crea una dissonanza che genera sfiducia e scoraggia l’azione.
I consumatori, soprattutto quelli più giovani, sono diventati più maturi su questi temi e sono ora molto sensibili. L’ottimismo discontinuo riguarda anche coloro che pensano che la tecnologia sia la soluzione all’emergenza climatica al punto che non è necessario agire.
Mancanza di informazioni affidabili sulle soluzioni
I cittadini, alla ricerca di informazioni attendibili, sono paralizzati da informazioni contraddittorie o errate, che provocano sfiducia e senso di impotenza.
Nel corso del 2022, si è registrato un aumento del numero di post e del tasso di engagement su questo aspetto, caratterizzato da forti sentimenti negativi.
In questo contesto, istituzioni e autorità come l’Ipcc, che ha pubblicato il suo 6° rapporto nell’aprile 2022, sono dei punti di riferimento molto richiesti.
Paura degli impatti sociali negativi delle misure climatiche
La giustizia sociale è al centro della discussione sul clima. In un anno segnato dall’inflazione, il costo della vita sta diventando sempre più un problema nel dibattito sui drastici cambiamenti di stile di vita necessari per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C (energia, trasporti, cibo…).
I cittadini sono preoccupati che le popolazioni più vulnerabili dal punto di vista economico non siano le prime vittime.
Delega di autorità
Significa ritenere che l’azione per il clima sia responsabilità di altri piuttosto che propria. Il rapporto mostra che le aziende sono ritenute le più adatte ad agire efficacemente nel lungo periodo, prima delle azioni individuali e molto più dei governi.
I consumatori ritengono che l’effetto colibrì delle azioni individuali non sia più sufficiente di fronte alla portata dell’urgenza climatica odierna e che le imprese, percepite come responsabili di una parte del problema, abbiano più capacità di avere un impatto più rapido e su larga scala.
Disperazione da cambiamento climatico
Le persone si sentono impotenti di fronte all’impatto del cambiamento climatico, al punto da scoraggiare qualsiasi azione. Questa barriera, che ha visto un numero crescente di post e di engagement nel corso del 2022, ha il più alto livello di engagement e la più alta percentuale di sentimenti negativi associati.
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