L’ultimo progetto prevede un corridoio di 200 chilometri di foreste connesse in Amazzonia, ma Sofidel da tempo lavora per puntare alla carbon neutrality dell’azienda.
Una riduzione del 15,7 percento della carbon intensity rispetto al 2018 e del 38,2 percento sull’incidenza di plastica vergine negli imballaggi rispetto al 2013. Due cifre importanti, che non bastano per descrivere i progetti messi in campo da Sofidel in ambito di CO2 e sostenibilità.
Nell’evento andato in scena ieri pomeriggio al Combo di Milano, a Ripa di Porta Ticinese, insieme a Suzano ne ha presentato uno che può fare da apripista per altre aziende: Together we plant the future, uno sviluppo di corridoi di biodiversità a supporto delle comunità locali dell’Amazzonia.
Il piano è nato in collaborazione con l’Insitituto brasileiro de desenvolvimento e sustentabilidade (Iabs) e AmazÔnia Onlus ed è stato presentato da Andrea Piazzolla, chief purchasing officer di Sofidel e Paulo Chaer Borges, managing director di Emea e Suzano.
Sono proprio Sofidel e Suzano a mettere in campo un progetto che prevede 200 chilometri di foreste in Amazzonia. “Abbiamo un rapporto di 60 e 40 tra terreni utili per la produzione e altri per il ripristino e la conservazione – ha spiegato Borges – Più in generale, grazie anche a questo progetto, entro il 2030 abbiamo come obiettivo in Brasile quello di togliere dalla povertà 200mila persone, grazie alle tante iniziative che stiamo ideando per poi metterle in pratica“.
Piazzolla, interrogato dalla giornalista e moderatrice Chiara Giallonardo, ha invece illustrato il progetto dal punto di vista sociale: “Aiuteremo 1.400 famiglie in diversi villaggi tra Maranhão e Pará e cercheremo di sviluppare agricoltura ed economia sostenibili, così da fargli avere un ritorno economico per le attività che sorgeranno in quei corridoi di biodiversità“.
Intervenendo da remoto, Erik Sawyer (presidente del consiglio deliberativo Iabs e coordinatore del progetto) ha spiegato l’importanza dell’iniziativa di Suzano e Sofidel: “Le aree rurali sono sempre più abbandonate perché non offrono nulla ai giovani e c’è quindi un problema occupazionale.
Restano i più anziani a occuparsi di agricoltura, ma hanno difficoltà per via dei redditi. Il progetto può rispondere a tutte queste esigenze, donando nuova vita a quelle zone e rendendole più attrattive, con tutte le certificazioni del caso“.
Nonostante i forti temporali, è riuscito il collegamento anche per Emanuela Evangelista, biologa della conservazione e attivista ambientale con AmazÔnia Onlus: “Dovremmo parlare di Amazzonie per via della grande biodiversità che esiste. Occorre quindi svolgere diverse attività sul territorio e il progetto di Sofidel e Suzano offre ciò di cui questo territorio ha bisogno.
Ma non basta, serve che anche nei Paesi industrializzati si faccia lo stesso: più consapevolezza porta a compiere scelte migliori“.
A questo proposito, Sofidel si sta muovendo nelle giuste direzioni. Piazzolla, a margine dell’evento, ha dichiarato a greenplanner.it: “Abbiamo iniziato con l’efficientamento energetico puntando per esempio a utilizzare meno energia per determinati processi che non ci davano un valore aggiunto. E poi abbiamo fatto degli investimenti“.
A livello europeo, ha proseguito, Sofidel ha fatto varie mosse: “Abbiamo installato dei pannelli fotovoltaici nelle varie filiali e abbiamo costruito due centrali a biomassa, una in Svezia e una in Francia.
Abbiamo all’attivo una centrale idroelettrica ed entro due anni al massimo, di nuovo in Svezia, avremo il primo stabilimento carbon neutral con produzione di energia e calore tramite syngas, una tecnologia che consente di lavorare la biomassa con dei trasfomatori per produrre del gas“.
Per il 2030, Piazzolla ha ribadito i due principali obiettivi di Sofidel: “Puntiamo ad arrivare all’84 percento di energia rinnovabile in tutti i nostri stabilimenti. Stiamo inoltre firmando dei Ppa per acquisire energia pulita attraverso nuovi impianti dedicati.
Sono due progetti, insieme a quello in Amazzonia, che mettiamo in campo per il futuro che sta arrivando“.