Expo da buttare? Pochi giorni dopo l’eco degli arresti legati a Expo, Eco dalle Città fa il punto sulla manifestazione con Stefano Boeri, l’architetto che era stato consulente del progetto originale nell’articolo Expo da buttare? “Una proposta: Expo 2.0” Intervista a Stefano Boeri di cui riportiamo un estratto.
Paolo Hutter: Non torniamo in questa sede sul tema della corruzione, della cosiddetta cupola degli affari e della coincidenza tra l’arrivo di Paris come responsabile acquisti e la tua estromissione dalla vicenda Expo. Voglio capire il tuo giudizio, a oggi, sulla preparazione della manifestazione. Ci sono ritardi?
Stefano Boeri: Beh questo non è un mio giudizio personale.È ormai assodato che il corredo infrastrutturale a Expo sia in gran parte in ritardo e in alcuni casi sia stato interrotto. Mi riferisco sia alle opere di viabilità e mobilità al diretto servizio dell’area espositiva che a quelle, spesso contestate dagli ambientalisti, di area più vasta, come la Pedemontana.
E come arriverà la gente all’Area Espositiva?
Appunto, questo è il problema. A quanto capisco ci saranno delle navette su gomma, in mezzo al traffico, oltre naturalmente all’arrivo in automobile. Tanto è vero che si sta parlando di ampliare le superfici previste a parcheggio, con il rischio di un’ulteriore cementificazione che si aggiungerà alla immensa piastra che coprirà tutta l’area dell’evento.
Ciò accade per inefficienze, mancanza di denaro?
Si è scelta un’area molto periferica, non infrastrutturata per il trasporto pubblico e soprattutto un’area privata che è stata acquistata a caro prezzo da Comune e Regione. E’ un’anomalia, questa, rispetto alle altre edizioni di Expo. Non l’ho rilevato solo io, ma tutti insieme noi che facevamo parte della Consulta di architetti (Richard Burdett, William McDonough, Jacques Herzog e Carlin Petrini).
Pisapia ha replicato che la Corte dei Conti ha giudicato congruo il prezzo di acquisto.
Congruo come area edificabile su cui si potranno costruire l’equivalente di 18 Pirelloni… una follia. La verità è che i proprietari hanno guadagnato moltissimo dalla trasformazione da agricolo a edificabile, passando da 10 a 164 euro al metro quadro. Ben diverso sarebbe stato fare l’Expo all’Ortomercato, non solo come luogo simbolico, ma come area molto più pubblica e inserita nelle reti di trasporto della città. La verità è che dal 2009, da quando come Consulta abbiamo presentato l’idea del cosiddetto Orto botanico Planetario, c’è stato un progressivo tradimento del progetto Expo, imposto per lo più da Formigoni, che è arrivato a proporre un’edificazione fino a 600mila metri quadri.
Con il centrosinistra, nella campagna elettorale del 2011, ci siamo battuti per un Expo leggero e dedicato alla biodiversità. Ma appena Pisapia è stato eletto si è accettato il ricatto di una presunta urgenza, oggi paradossale se si pensa al tempo buttato via, e si è accettato investire il sito di migliaia di metri quadri e comprarlo a un prezzo salatissimo dai suoi due proprietari.
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