Per sfruttare bene l’energia pulita, soprattutto quella generata attraverso i pannelli solari, è necessario poterla accumulare per utilizzarla quando il sole non c’è: al Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara si stanno studiando batterie innovative.
Il grosso problema delle fonti rinnovabili solari è quello legato all’utilizzo dell’energia prodotta: durante il giorno infatti i pannelli solari generano energia che non sempre può essere – o è necessario che sia – utilizzata in quel momento.
Quando il sole tramonta e l’energia diventa invece necessaria, senza un sistema di stoccaggio delle energie rinnovabili – detto anche sistema di accumulo – non sarebbe possibile beneficiare dell’energia pulita prodotta.
È questo il vincolo tecnologico che attualmente frena l’utilizzo massiccio dei pannelli solari, tecnologia che permetterebbe di usare le energie rinnovabili salvaguardando l’ambiente, abbattendo le emissioni nocive che sono una delle cause dei cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il Pianeta.
Come stoccare le energie rinnovabili?
Semplice, utilizzando delle batterie, ovvero dei sistemi di stoccaggio delle energie: a questo stanno lavorando i ricercatori del Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara.
Perché il problema di accumulare più energia non sta nello sviluppare batterie più grandi e capienti ma nel realizzare sistemi di accumulo più efficienti e performanti. In tutto il mondo si stanno cercando nuove soluzioni all’avanguardia: anche in Italia si cercano soluzioni innovative, dagli accumulatori a idrogeno di Electro Power Systems alle batterie a flusso di Proxhima.
I ricercatori di Eni hanno scelto di puntare sulle batterie a flusso, in pratica celle elettrochimiche collegate a serbatoi che contengono due elettroliti diversi, disciolti in soluzione. Nella cella, gli elettroliti vengono a contatto attraverso una speciale barriera semipermeabile dove avviene una reazione di ossidoriduzione che trasforma l’energia chimica immagazzinata nei due fluidi in energia elettrica, utilizzabile per alimentare le normali apparecchiature elettriche.
Il funzionamento contrario – ovvero quando da una fonte rinnovabile, come un impianto fotovoltaico, produce energia elettrica – fa avvenire la reazione di ossidoriduzione in senso contrario, con i due fluidi che tornano a immagazzinare l’energia chimica che sarà utilizzabile quando necessario, invertendo un’altra volta il processo.
La tecnologia delle batterie a flusso promette molto bene, sia dal punto di vista della sua produzione in serie sia per le sue potenzialità, perché permette di separare la componente di potenza (cella) dalla componente di accumulo dell’energia (serbatoi).
I primi prototipi sono in costruzione presso il Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara che è stato in grado di raggiungere nei modelli realizzati elevate efficienze con numerosi cicli di carica e scarica senza deterioramenti.
Eni ha inoltre in progetto la realizzazione di un primo sistema di batterie a flusso che verrà installato presso il centro ricerche di Novara e quindi collegato a un impianto fotovoltaico.
In collaborazione con Eni