Sono in molti a sostenere che il lato consumer, per quanto riguardi tutti noi, non sia il punto di attacco giusto per la rivoluzione della mobilità sostenibile
Basta pensare alle nostre città per rendersi conto che, mentre il traffico per così dire privato può essere sostituito da biciclette, mezzi pubblici, car sharing o persino da una sana camminata, esiste un’altra forma di traffico sulla quale tutti questi sistemi di trasporto alternativi non hanno il benché minimo effetto.
Consegne di merci e furgoni di servizio per la manutenzione di impianti e installazioni contribuiscono in modo pesante all’inquinamento che affligge i grandi centri urbani e non si prestano a nessun tipo di ottimizzazione, salvo la sostituzione di questi mezzi con i loro equivalenti a trazione elettrica.
Tra questi inquinatori business un ruolo non trascurabile lo occupano gli operatori di e-commerce che offrono consegne sempre più veloci (nelle metropoli ormai si parla di un paio d’ore), a prezzo di migliaia di chilometri percorsi da furgoni diesel spesso – almeno a giudicare dall’aspetto – non propriamente di ultimissimo modello.
Forse non è una sorpresa che proprio il più grande di tutti questi player stia mostrando la strada verso la tutela dell’ambiente: nel corso della presentazione dell’iniziative The Climate Pledge a Washington D.C. è stato proprio il patron di Amazon, Jeff Bezos, ad annunciare che il colosso dell’e-commerce avrebbe acquistato 100.000 furgoni elettrici, prodotti dalla Rivian, per introdurli in flotta tra il 2021 e il 2024.
Certo, Rivian un prodotto del genere ancora non l’ha ancora neppure annunciato: finora ha mostrato solo un pickup e un SUV a emissioni zero, suscitando peraltro gli apprezzamenti unanimi di tutti gli esperti del settore.
Ma forse Bezos ha fonti migliori di quelle degli esperti, dato che Amazon è l’investitore-chiave dell’ultimo round di finanziamento (700 milioni di dollari) della società concluso in febbraio.
È un po’ come se Bezos stesse dicendo che, dato che nessuno sta ancora facendo il mezzo commerciale adatto al business di Amazon nelle grandi città, l’azienda se lo costruirà da sola!
Un esempio del genere sarà ben difficile da ignorare, e non farà che rafforzare il ciclo di feedback positivo che sta portando le Amministrazioni di molte metropoli (come Milano) a restringere le maglie dell’accesso ai centri cittadini ai mezzi più inquinanti, forzando anche gli operatori più riottosi a mettere mano al problema.
È – anche questo – un processo di trasformazione che modificherà profondamente la logistica di tutto il mondo e che richiederà di pianificare non solo la fornitura di mezzi a basse emissioni, ma anche la loro ricarica, nell’attesa che la rete diventi sufficientemente capillare.
Amazon all’attacco dell’inquinamento: fondata The Climate Pledge
Arriva fortissimo il messaggio a supporto dell’ambiente da parte di Amazon che, insieme a Global Optimism – associazione fondata da Christina Figueres, già direttrice alle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici – ha annunciato The Climate Pledge, un impegno concreto a raggiungere i risultati dell’Accordo di Parigi con 10 anni di anticipo e invitano tutte le aziende ad aderire.
Le aziende che firmeranno The Climate Pledge si impegnano a misurare e comunicare le proprie emissioni di gas serra su base regolare; implementare strategie di eliminazione delle emissioni di carbonio in linea con l’Accordo di Parigi attraverso cambiamenti reali e innovazioni nel business che includono miglioramenti dell’efficienza energetica, energie rinnovabili, riduzione dell’utilizzo di materie e altre strategie di eliminazione delle emissioni di carbonio; neutralizzare eventuali emissioni rimanenti con compensazioni aggiuntive, quantificabili, reali, permanenti e socialmente vantaggiose per ottenere emissioni annue nette pari a zero entro il 2040.
Ecco allora la prima effettivo azione in questo senso di Amazon: l’annuncio a trasformare la sua flotta logistica con furgoni elettrici… quale altra azienda potrà fare a meno di seguire Bezos in questa crociata per la salvezza del Pianeta?
Lo stesso fondatore di Amazon ha dichiarato: “se una azienda con infrastruttura fisica come quella di Amazon, che consegna più di 10 miliardi di prodotti all’anno, può raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi 10 anni in anticipo, allora qualsiasi azienda può farlo. Parlando con altri CEO di aziende globali sto riscontrando un forte interesse nell’unirsi a questo impegno. Le grandi aziende che firmeranno The Climate Pledge manderanno il segnale importante al mercato intero che è arrivato il momento per tutti di investire nei prodotti e servizi che i firmatari necessiteranno per tener fede ai loro impegni“.