Nel nostro Paese se ne consumano 220 litri pro capite. Troppi. Abitudini da correggere anche perché il futuro non è roseo. E intanto nel resto del mondo…
Rischio carenza acqua: gli italiani non sembrano preoccuparsi di quei 220 litri pro capite al giorno che vengono consumati, facendola scorrere dal rubinetto.
Lo rileva una ricerca Ipsos (per conto di Finish) e questo anche se il World Resources Institute prevede che entro il 2040 lo stress idrico dell’Italia – cioè il rapporto tra l’uso dell’acqua e l’approvvigionamento idrico – rientrerà nella fascia critica “alta” (la quarta su 5).
Insomma, oggi, solo 2 italiani su 10 pensano che la scarsità d’acqua sia già un problema.
Né sembra preoccupare la situazione del resto del mondo. Anche se è ormai chiaro che molti rifugiati climatici fuggano dai loro territori in primis per la carenza d’acqua.
L’emergenza acqua in Siria non ha fine; a causa della distruzione delle infrastrutture nelle aree in cui si registrano le ostilità si è verificata una riduzione dell’accesso all’acqua.
I bisogni umanitari legati all’acqua colpiscono già 15,5 milioni di persone in Siria. L’aumento degli spostamenti interni, inoltre, aumenta la pressione sulle fonti d’acqua esistenti.
Lo denuncia Antonio Aparecido Silva, responsabile della missione di Azione contro la Fame, organizzazione umanitaria leader internazionale nella lotta alla fame e alla malnutrizione nel mondo
L’inquinamento delle fonti idriche causate dal deterioramento delle infrastrutture si riflette, inevitabilmente, anche sulla salute della popolazione siriana. Nel nord-ovest del Paese, dove si trova la maggior parte dei campi, la condivisione dei servizi igienici all’interno delle comunità non soddisfa gli standard umanitari minimi.
Azione contro la Fame, nell’ultimo anno, ha aiutato in Siria oltre 2,9 milioni di persone, ripristinando i punti di accesso all’acqua, installando impianti idrici, servizi igienici e serbatoi.
Dalle sue tre sedi (Aleppo, Damasco e Al-Hasaka), l’organizzazione ha avviato 29 progetti di approvvigionamento idrico, servizi igienico-sanitari in sette province, due progetti utili per la riabilitazione e il miglioramento dei ricoveri e un’attività di formazione nella zona rurale di Damasco.
Durante questi anni Azione contro la Fame, che opera da oltre 40 in 50 Paesi, si è concentrata su una serie di attività volte al recupero dei mezzi di sussistenza, alla riparazione delle infrastrutture di base, alla fornitura di assistenza sanitaria e nutrizionale e, infine, al ripristino di servizi sostenibili e regolamentati.