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Dal tetto, alle piscine, ai campi: arriva la tecnologia anti-spreco d’acqua

pubblicato il: - ultima modifica: 25 Agosto 2020
recupero acqua piovana - tecnologie anti-spreco di acqua

L’imperativo è consumare meno acqua e soprattutto, là dove è possibile, recuperarla e riusarla. Usi e abitudini possono fare molto per invertire la tendenza nello spreco d’acqua

Non è tempo di abbassare la guardia sui temi ambientali. Quello dell’acqua, per esempio, non è cosa cui dedicarsi solo nella giornata a lei dedicata: il 22 marzo.

Preservarla è fondamentale. Tanto più che le previsioni dell’Unesco non sono rosee, tant’è che al 2050 potrebbero essere 5 miliardi le persone che vivranno in zone dove questo elemento vitale non sarà di facile accesso.

Recuperarla è il secondo passaggio cui dovremmo prestare la massima attenzione. A cominciare da quella piovana.Tanto più che ora è possibile farlo senza danneggiarne il pH.

I dati a disposizione, però, testimoniano una scarsa propensione all’utilizzo di acqua depurata, in favore dell’acqua potabile. Ogni anno in Europa – secondo dati dell’Unione Europea – vengono “trattati” nei depuratori più di 40 miliardi di metri cubi di acque reflue, ma ne vengono “riusati” soltanto 964 milioni di metri cubi. In Italia si trattano e si riusano ogni anno 233 milioni di metri cubi di acque reflue, ma solo l’8% viene riutilizzato. Ben poca cosa rispetto a un Paese come Israele che ne utilizza ben l’86%.

L’utilizzo di acqua depurata per usi non domestici è uno dei temi del prossimo futuro per il settore idrico, spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP. Siamo il primo Paese in Europa per consumo di acqua pro capite con 241 litri al giorno a fronte dei 180-190 litri utilizzati quotidianamente da un cittadino del Nord Europa. Dobbiamo, come abbiamo anticipato nel nostro piano di sostenibilità, consumare meno e consumare meglio, avvalendoci di una risorsa importante come l’acqua depurata, che si presta a mille utilizzi quotidiani: dall’irrigazione dei campi e dei nostri giardini alla pulizia delle strade”.

Tanto più che ora è possibile farlo senza danneggiarne il pH. In questo modo non sarò possibile berla, ma servirà, ma se filtrata correttamente, per essere riutilizzata in diverse attività.

Per effettuarne la raccolta, è fondamentale avere un tetto (tutti quelli piani inseriti in fabbricati che possono avere bisogni di recuperare acqua (industriali, commerciali, residenziali, uffici, sono perfetti) da rivestire a pH neutro, in modo di non alterare le proprietà dell’acqua.

Le membrane bituminose con il trascorrere degli anni possono infatti essere soggette al rilascio di olii inquinanti, causando l’acidificazione dell’acqua piovana durante il suo deflusso.

Questo fenomeno è dannoso per il recupero qualitativo delle acque meteoriche. Per riutilizzare l’acqua piovana senza alcun rischio, è meglio garantire il mantenimento di un livello di acidità neutro.

A questo scopo rispondono le membrane dotate di tecnologia AcquaTop di Derbigum. Nell’esperienza di questa azienda ci sono tetti che recuperano l’acqua piovana di tutte le misure: da 150 a 5.000 mq.

Si pensi che solo nel 2019 – ci racconta Franco Villa, country manager&sales di Derbigum Italiaa Bologna sono caduti 579 mm di pioggia, che se raccolti da una copertura di 100 m2 riempirebbero un’autocisterna della grandezza di 60 m3, una di quelle che trasportano il carburante“.

I casi di recupero acque pluviali non mancano in Italia: ci sono numerosi casi, per esempio in alcuni centri commerciali che utilizzano le acque recuperate per gli impianti di scarico sanitari e per l’irrigazione.

A proposito, pare che 8 italiani su 10 si occupino di giardini o di piante da innaffiare. E il 62% se ne occupa la sera quando in realtà il momento migliore è la mattina, così da evitare il ristagno dell’acqua (fonte: Ipsos).

Risparmio idrico e ottimizzazione dell’acqua nelle piscine

Anche qui è possibile fare del buon risparmio idrico: tutto sta adottare la giusta tecnologia per la manutenzione.

Ci vengono in aiuto i filtri Nanofiber di Fluidra che evitano che la sporcizia resti incastrata fra le trame e che quindi – spiegano i tecnici – non si deve ricorrere all’uso di molta acqua per la pulizia e la disincrostazione della stessa o che la cartuccia diventi inutilizzabile.

Infine, esiste una versione autopulente del filtro Nanofiber che permette di diradare l’esigenza del cambio d’acqua della piscina domestica.

Di fatto, a incidere maggiormente sul consumo pro capite di acqua – in media di 250 litri al giorno nei Paesi occidentali – sono il bagno (25%), la toilette (ulteriore 25%). Segue la manutenzione del giardino (30% d’acqua).

Tutte operazioni che abbiamo imparato a moderare.

Recupero acque per i campi

Gruppo CAP ha sviluppato alcune iniziative per il riutilizzo di acqua depurata. Per esempio, in collaborazione del Comune di Pieve Emanuele ha dato avvio alla distribuzione di acqua depurata dal suo impianto di Rozzano, per approvvigionare le aziende agricole per l’irrigazione dei campi. L’acqua, trattata a norma di legge (D.M. n.185/2003) con sistema di tecnologie a membrana (Membrane BioReactor – Mbr), permette di ottenere acqua di ottima qualità senza l’utilizzo di agenti disinfettanti, in una logica totalmente sostenibile.

L’acqua viene quindi immessa direttamente nella Roggia Pizzabrasa, il canale artificiale che attraversa il Comune di Pieve Emanuele e si estende per un’area di oltre 5 chilometri, fornendo per tutto il corso dell’anno chiunque la voglia utilizzare per uso irriguo. In questo modo, l’impianto di depurazione di Rozzano restituisce all’ambiente ogni anno 10 milioni di metri cubi di oro blu.

Altra iniziativa ha riguardato il Comune di Assago, dove dall’inizio del 2019 è stata avviata la sperimentazione per approvvigionare le macchine spazzatrici dedicate alla pulitura delle strade cittadine di acqua depurata. Si tratta di un’iniziativa, appena partita anche nel Comune di Basiglio, che ha permesso il risparmio di migliaia di metri cubi di acqua di rete, la cui applicazione può essere estendibile anche al settore industriale, che utilizza il 21% della risorsa idrica (dati Utilitalia).

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