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Agricoltura biologica: 2020 anno da dimenticare. Le speranze del 2021

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progetto start up bio - agricoltura biologica

Sono troppe le aspettative andate deluse per il settore dell’agricoltura biologica nell’anno appena concluso. Ora il comparto punta a ottenere l’approvazione di leggi più vicine alle esigenze di produttori e consumatori. A partire dalla riforma del Pan e del Pnrr, in linea con le direttive europee. L’eccezione virtuosa della Toscana

Sono riposte tutte nel nuovo anno appena cominciato le speranze di FederBio e Wwf per l’orientamento della produzione agricola nazionale verso la frontiera del biologico.

E per fortuna proprio in questi giorni si sta sbloccando l’iter per l’approvazione della legge sul biologico, con il via libera all’unanimità da parte della Commissione Agricoltura del Senato. 

Ma, il 2020 è stato un anno decisamente da dimenticare. Durante i mesi passati, sono innumerevoli le occasioni perse o sprecate per imprimere l’attesa svolta alla filiera.

Con buona pace delle multinazionali e delle corporazioni agricole, infatti, è l’Unione Europea stessa che ci sollecita l’adozione del paradigma biologico e multinazionale: chi, tra i lettori, è esperto dell’argomento, saprà bene cosa intendiamo quando facciamo riferimento alle strategie comunitarie Farm to Fork e Biodiversità 2030.

Chi, invece, sembra fare orecchie da mercante è il Governo, almeno a giudicare dagli obiettivi falliti nel 2020.

Solo per ricordare alcune delusioni che i sostenitori dell’agricoltura biologica hanno dovuto sopportare, nell’anno appena concluso il Senato ha mancato di ratificare la nuova legge sul biologico, la cui approvazione latita da un biennio, e nell’ambito degli emendamenti proposti e approvati alla Legge di Bilancio 2021 non c’è traccia alcuna delle idee che, in Parlamento, erano state avanzate per incentivare le filiere del bio nazionale e la diffusione dei distretti biologici.

Ma non è tanto su queste concessioni che gli esperti dell’agricoltura sostenibile puntavano.

La grande aspettativa disattesa, e per la quale si tornerà a esercitare pressione nel 2021, riguarda piuttosto l’adozione del nuovo Piano di Azione Nazionale (Pan), utile a fissare regole e sanzioni severe per la tutela delle coltivazioni biologiche dalla contaminazione accidentale causata dalla deriva dei trattamenti a base di pesticidi nelle coltivazioni industriali eventualmente confinanti.

Inoltre, FederBio e Wwf lamentano che, a proposito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) in fase di ristrutturazione nelle ultime settimane, scarse sono le attenzioni rivolte dall’Esecutivo alle risorse dell’agricoltura biologica, a tutto vantaggio della modalità intensiva.

In particolare, minimi sono i fondi elargiti alle voci Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica e Parità di genere, Coesione sociale e territoriale. Tutto male, dunque? Per fortuna no.

A dispetto della limitata cura che le istituzioni rivolgono all’agricoltura sostenibile, infatti, i consumatori hanno il merito di riconoscerne e sostenerne gli sforzi. I dati Nielsen Connect e Assobio 2020 relativi alla compravendita di prodotti alimentari biologici sono tutti in ascesa: +19,6% nella grande distribuzione, +23,7% nei discount, +26,2% nei piccoli supermercati di quartiere.

D’altra parte, possiamo soltanto immaginare quanto sarà arduo per l’agricoltura biologica ottenere, quanto meno, la parità di condizioni con quella intensiva, senza un appoggio concreto della politica e un cambio di rotta nella produzione.

Anche in questo caso, tuttavia, stanti le difficoltà, non c’è da disperare.

La Regione Toscana, per esempio, negli ultimi giorni ha confermato la propria eccezionale vocazione per il sistema agroalimentare biologico, grazie a un incontro avvenuto tra i vertici della Federazione del biologico nazionale e regionale e l’assessore regionale all’agricoltura, Stefania Saccardi, con l’obiettivo di ideare e implementare nuove iniziative economiche e strutturali, finalizzate all’ulteriore espansione di quel 32% di superficie agricola coltivata con le tecniche biologiche che fa della Toscana un modello virtuoso di agricoltura eco-sostenibile a livello europeo.

Tornando sul disegno di legge ora in Parlamento e che prende il nome di Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico va detto che contiene misure importanti per favorire l’ulteriore sviluppo di un settore così importante sotto il profilo economico e ambientale come i bio-distretti e tutti gli strumenti di aggregazione, in primis OI e OP, oltre all’istituzione di un marchio biologico italiano.

Ecco perché una realtà come Cia-Agricoltori Italiani auspica tempi rapidi, anche alla Camera, per dare finalmente agli agricoltori e ai consumatori italiani una legge definita, trasparente e chiara sul settore biologico nazionale, che conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori e vale 3,5 miliardi di euro.

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