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Cresce il mercato dei Green Bond, ma attenti al greenwashing finanziario

emissioni green bond
Foto di db_oblikovanje da Pixabay

I Green Bond, ovvero obbligazioni che hanno un impatto favorevole sull’ambiente perché finanziano progetti di sostenibilità, stanno aumentando il loro appealing verso gli investitori. Ma attenti al greenwashing

La lobby delle fonti fossili venderà cara la pelle ma, come accaduto già all’industria del tabacco, la situazione climatico-ambientale e la crscente sensibilità dei consumatori verso la sostenibilità porterà, speriamo molto presto, a un’inversione nel scelte del mercato energetico.

Sta già avvenendo, in realtà, perché di transizione energetica, di mix energetico e di energie rinnovabili si parla sempre più spesso e anche le banche e le istituzioni cominiciano a fare forti pressioni sul sistema finanziario, affinché vengano ridotti i finanziamenti a progetti non sostenibili.

Non è un caso che i Green Bond, ovvero le obbligazioni emesse per dare un sostegno finanziario a progetti green e sostenibili, stiano ottenendo sempre più interesse da parte degli investitori.

Se un tempo le obbligazioni verdi venivano emesse soprattutto dalle istituzioni finanziarie sovranazionali – per esempio la Banca mondiale o la Banca europea per gli investimenti – si sono in seguito sviluppate forme di emissioni green da parte anche di enti pubblici – il primo green bond emesso da una municipalità risale al 2013 in Massachusetts – e di aziende private – in questo caso il primo esempio risale al 2014 in Svezia.

Cosa ne pensa il mercato immobiliare oggi? Secondo un sondaggio condotto dal gestore patrimoniale NN investment Partners è emerso che i green bond sono considerati lo strumento a reddito fisso sostenibile più popolari tra gli investitori istituzionali, con il 45% che afferma che essi abbiano il maggiore impatto positivo.

Seguono nelle preferenze di investimenot green i sustainability linked bond (37%), i social bond (11%) e i transition bond (7%). Purtroppo, al momento, la più grande barriera all’investimento in green bond, secondo il 44% degli intervistati, è la percezione di rendimenti inferiori, seguita dalla paura del greenwashing (38%) e dall’insufficiente capacità del mercato (19%).

Più di tre intervistati su cinque (63%) dicono che userebbero i green bond come un impact bucket separato dalla loro allocazione obbligazionaria tradizionale, mentre il 20% li userebbe per sostituire i corporate bond e il 17% per sostituire i titoli di stato.

Nonostante le diffidenze ancora presenti, però, gli investitori hanno fiutato la convenienza di questo strumento finanziario: anche se rendesse meno di altri tipi di investimenti, restituirebbe una rendita in termini ambientali più che soddisfacente.

Il mercato dei Green Bond

Cos, secondo il Climate Bond Initiative, il capitale in circolazione oggi in relazione ai green bond è di circa 1.200 miliardi di dollari. Nel solo 2020 sono inoltre state effettuate emissioni verdi per oltre 269 miliardi di dollari.

Le principali emissioni certificate nello scorso anno sono state effttuate da Cile e Paesi Bassi, dalle principali banche cinesi, dal produttore di automobili Volkswagen e dall’operatore di rete di treni veloci giapponese Jrtt (fonte MorningStar).

Prestiti e obbligazioni verdi sono stati emessi da più di 160 organizzazioni in 36 nazioni diverse, sia nelle economie sviluppate sia in quelle emergenti. Le nazioni in cui si è usato maggiormente questo strumento di investimento sono stati Usa (32,3 miliardi di dollari), Germania (21,4 miliardi) e Francia (17,8 miliardi).

Nei mercati emergenti sono stati l’Asia orientale e il Pacifico a coprire la quota maggiore di emissioni di green bond raggiungendo il 76%. In queste regioni la parte del leone è stata fatta dalla Cina che però, a causa della crisi sanitaria, ha avuto un calo nelle emissioni green.

In generale però, Cina esclusa, le emissioni di obbligazioni verdi nei mercati emergenti sono cresciute del 21%, raggiungendo i 22 miliardi di dollari: i Paesi più attivi sono stati Cile, Brasile e Indonesia, con sette nuovi emittenti tra i quali Egitto, Kazakistan e Arabia Saudita.

Quasi la metà delle emissioni di green bond effettuati nel 2020 in questi paesi sono arrivate da società non finanziarie nei settori dell’energia e delle utility, ma anche i green bond per finanziare progetti nei settori delle costruzioni e del real estate sono in costante aumento.

Tuttavia, quando un investitore deve effettuare la sua scelta verso un green bond è necessario fare una ricerca approfondita che valuti sia i progetti verdi finanziati che gli emittenti stessi per mitigare il rischio di greenwashing.

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