Home Eco Lifestyle Quanto male fa bruciare i rifiuti nel proprio giardino? Tanto

Quanto male fa bruciare i rifiuti nel proprio giardino? Tanto

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È, purtroppo, ancora troppo diffusa la pratica di creare falò per smaltire la spazzatura. Ma bruciare i rifiuti danneggia fortemente l’ambiente.

L’Asia è forse il continente con la più alta concentrazione di roghi casalinghi, nei quali plastica, carta, alluminio e scarti vari bruciano allegramente creando però diossina, polveri sottili, monossido di carbonio, mercurio.

Basta vedere e annusare uno di questi roghi – qui il video girato nella ricca cittadini del Kerala, a Thrissur – per capire che non è affatto una buona pratica che potrebbe anche sfociare in incendi incontrollabili.

Secondo il National Center for Atmospheric Research (Ncfar) – citato da Rinnovabili.it – il 40% della spazzatura prodotta a livello mondiale viene ancora smaltita ricorrendo alle fiamme. Ma è sicuramente un dato sottostimato.

Così, come chi pratica queste azioni di smaltimento sottostima i reali pericoli delle emissioni di cattive sostanze in casa propria.

Bruciare i rifiuti: ecco le conseguenze

Il documento del Ncfar valuta infatti che dai roghi illegali deriva il 29% delle emissioni globali umane di Pm2,5, così come il 10% di mercurio e il 40% di gas idrocarburi policiclici aromatici.

Vediamo assieme voce per voce quali sono i maggiori pericoli.

Diossine

Le diossine sono un gruppo di sostanze (le policlorodibenzodiossine, i policlorodibenzofurani e alcuni policlorobifenili anche conosciuti con le rispettive sigle (Pcdd, Pcdf e Dl-Pcb) pericolose perché cancerogene.

Le diossine si innescano con processi naturali di combustione (è vero durante gli incendi delle foreste o l’eruzione dei vulcani si creano diossine) oppure da specifiche attività umane quali l’incenerimento di rifiuti o i processi di produzione industriali.

Il Ministero della salute ha ben presente il pericolo: “questi contaminanti – specifica in un rapporto – permangono inalterati nell’ambiente per molti anni e riescono (anche dal corpo è assai difficile l’eliminazione: si parla di 10 anni dopo l’esposizione – ndr), direttamente o a mezzo di catene trofiche, ad arrivare fino agli alimenti“.

Pcb (Policrolobifenili)

Sono prodotti industriali ormai vietati da anni a livello mondiale, in passato hanno avuto vastissimo impiego in una serie di applicazioni.

Attualmente, la loro presenza nell’ambiente è dovuta soprattutto al rilascio da parte di vecchi prodotti o apparecchi non correttamente eliminati o da compartimenti ambientali (come i sedimenti) dove si sono accumulati nel corso degli anni.

Polveri sottili

Il materiale particolato o Pm è composto da polvere, fumo, fuliggine, gocce di liquido. La loro gravità è rappresentata dal fatto che, spiega l’Arpa, “le particelle solide sospese adsorbono sulla loro superficie importanti quantità di sostanze tossiche e cancerogene che per via inalatoria possono penetrare nell’organismo e raggiungere non solo le vie aeree ma tutti gli organi attraverso il sistema circolatorio“.

Mercurio

Quattro delle dieci sostanze chimiche estremamente preoccupanti per la salute pubblica individuate dall’Organizzazione mondiale della sanità sono metalli pesanti: cadmio, mercurio, piombo e arsenico.

Come fa notare l’Aea (Agenzia europea dell’ambiente che ha pubblicato Mercury in the environment) una delle principali fonti di inquinamento da mercurio è la combustione di solidi – carbone, lignite, torba e legno – a livello sia industriale che domestico.

Quando questi combustibili bruciano, i piccoli quantitativi di mercurio che contengono vengono rilasciati nell’ambiente. Cosa comporta ciò? Secondo uno studio pubblicato dall’Università di Parma il mercurio è una sostanza neurotossica, che agisce anche su cuore, reni e sistema immunitario.

Idrocarburi policiclici aromatici

Sono presenti ovunque  in atmosfera, derivano dalla combustione incompleta di materiale organico e dall’uso di olio combustibile, gas, carbone e legno nella produzione di energia.

La fonte più importante di origine antropica è rappresentata dalle emissioni veicolari seguita dagli impianti termici, dalle centrali termoelettriche e dagli inceneritori.

Lo Iarc (International agency for research on cancer) ha inserito il Benzo(a)Pirene e altri Ipa nelle classi 2A o 2B (possibili o probabili cancerogeni per l’uomo).

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