Un terzo delle Organizzazioni Nonprofit tra le più aperte all’innovazione valuta regolarmente l’impatto sociale prodotto dalle proprie attività. Lo fa per migliorare l’efficacia dei servizi forniti, ampliare la propria visione strategica, e comunicare agli stakeholder il valore sociale prodotto.
La valutazione dell’impatto è più frequente, regolare ed efficace quando la responsabilità di gestire il processo è chiaramente assegnata all’interno dell’organizzazione. Le mancanze di fondi, strumenti e competenze rappresentano gli ostacoli principali alla diffusione delle pratiche di valutazione in Italia.
Insieme alla domanda ancora troppo debole che arriva da donatori istituzionali e finanziatori pubblici, timidi nel chiedere al Nonprofit di dare conto dei cambiamenti effettivamente prodotti nella vita delle persone e delle comunità.
Questo, in sintesi, è quanto emerge dalla ricerca Come le organizzazioni Nonprofit valutano l’impatto delle proprie attività, che Fondazione Sodalitas ha condotto con IRS-Istituto di Ricerca Sociale su un campione di 184 Organizzazioni Nonprofit. I risultati sono stati presentati a Milano nel corso dell’evento Obiettivo Impatto. Il cambiamento al centro dell’azione sociale.
Oggi il Terzo settore genera un valore economico pari a 64 miliardi di euro, dà lavoro a 680.000 persone (Censimento sulle Istituzioni Nonprofit, ISTAT) e continua a meritare la fiducia da parte dei cittadini-donatori nonostante la crisi: secondo l’Istituto Italiano della Donazione, nel 2013 il 47% delle organizzazioni nonprofit ha potuto contare sullo stesso volume di entrate dell’anno precedente, mentre il 27% le ha viste addirittura crescere.
Ma la necessità di generare innovazione sociale per costruire un nuovo Welfare, e ridurre aree di esclusione e discriminazione che rischiano di diventare strutturali, richiede al Nonprofit di migliorare costantemente la qualità e l’efficacia dei servizi offerti.
“Misurare l’impatto sociale delle proprie attività è un paradigma irrinunciabile per dare conto dei cambiamenti effettivamente prodotti nella vita delle persone e delle comunità” ha dichiarato Maria Teresa Scherillo, Consigliere d’Indirizzo di Fondazione Sodalitas “Anche il Nonprofit italiano può farlo, per diventare più consapevole del proprio ruolo e ottenere un riconoscimento più forte del proprio valore”.
In Italia, solo un’organizzazione nonprofit su tre misura l’impatto sociale della propria attività.
“In UK, misurare l’impatto sociale è diventato una prassi abituale per il 70% delle charity” ha sottolineato Tris Lumley, Director of Development di New Philantropy Capital “Imprese, fondazioni e committenti hanno radicato l’impatto sociale nei loro processi, sviluppando modi di operare appropriati e congruenti”.
Nel nostro Paese è ancora debole la pressione con cui donatori istituzionali e finanziatori pubblici e privati chiedono al Terzo settore di dare conto degli impatti prodotti. Ma, al tempo stesso, l’Impact Investment si sta affermando come la frontiera a cui guardare, anche sulla spinta della Social Impact Investment Task Force. Misurare l’impatto sociale è un passo fondamentale per conquistare l’interesse di investitori motivati a finanziare progetti di sviluppo, innovazione e inclusione sociale che generino un cambiamento tangibile.
Ci sono alcuni ostacoli e pregiudizi che il Nonprofit deve superare per raccogliere la sfida dell’Impatto sociale: la mancanza delle competenze necessarie, la sensazione che misurare l’impatto sottragga risorse allo sviluppo dei servizi, il timore che si tratti di un processo troppo complesso.
Fondazione Sodalitas promuove l’iniziativa multistakeholder Fatti&Effetti per sviluppare anche in Italia la cultura e la pratica della valutazione e della misura dell’impatto sociale. E mettere a punto insieme al Nonprofit gli strumenti, le risorse e le competenze che servono.