Le analisi condotte sui sistemi di depurazione stanno mostrando la presenza di Rna del Sars Cov-2: significa che la popolazione è ancora infetta. Ma non c’è alcun rischio di contagio. Ecco cosa ci spiegano gli addetti ai lavori
Le fogne, cartina tornasole della nostra civiltà, sono lo specchio del nostro vissuto. Così, da una settimana a questa parte non si fa altro che parlare di come nelle fogne sia finito anche il Covid-19.
Di fatto tracce di Rna (molecola polimerica come il Dna del virus) del Sars Cov-2 sono state tracciate da tutti i gestori dei servizi idrici: “tracce a bassa vitalità – precisa Andrea Aliscioni, direttore divisione del servizio idrico integrato di Mm che gestisce gli impianti di depurazione di Milano – incapace di riprodursi“.
Lo ha confermato Luca Lucentini, direttore del Reparto di Qualità dell’Acqua e Salute dell’Iss anche sulla base delle analisi condotte dal il Cnr-Irsa: non ci sono dunque rischi trasmissivi associati alla presenza Covid-19 nelle acque reflue.
E tutti sono unanimi nel dire che non esiste alcun tipo di rischio sanitario. “La conferma viene dall’Istituto Superiore di Sanità che in un recente Studio (Rapporto Iss Covid-19 emesso il 7 aprile 2020, Indicazione ad interim su acqua e servizi igienici) specifica che il virus nelle acque reflue non è pericoloso per la salute umana – precisa Desdemona Oliva, direttore responsabile ricerche e sviluppo di Gruppo Cap gestore dei depuratori della città metropolitana di Milano – Il processo che comprende il sistema di depurazione delle acque è certamente sicuro e controllato rispetto alla diffusione del virus responsabile di Covid-19, come anche di altri patogeni“.
D’altra parte non è né il primo né l’ultimo virus che passa dalla fogna, giusto? È normale che ci siano ed è normale che venga rilevato?
“Sì, è normale, perché le persone ammalate possono rilasciare tracce del virus nelle feci. Bisogna però specificare una cosa importante. Aver trovato Rna virale nelle acque di scarico, è un risultato che non implica alcun rischio per la salute. Il virus trovato nei reflui, infatti non è attivo e, dunque, non è pericoloso per la salute.
Questo perché il virus stesso riesce a sopravvivere solo grazie agli enzimi degli organismi ospiti (come accade con le cellule umane). Nell’acqua, invece, non riesce a svolgere la sua funzione perché non ci sono cellule ospiti da attaccare da cui trarre nutrimento. Dunque, questi frammenti di virus non hanno la possibilità di replicarsi e restano inattivi“.
“La fognatura – le fa eco il collega Andrea Aliscioni di Mm – è comunque un ambiente ostile per la sopravvivenza del Virus, le tracce riscontrate vengono completamente abbattute dai depuratori terminali della città con dotati di tecnologia di trattamento a fanghi attivi e disinfezione terziaria avanzata (raggi UV e acido peracetico)“.
Però, l’effetto di cartina tornasole rimane: lo conferma il Gruppo Hera “Lo studio condotto dall’Iss è teso proprio a correlare non solo la presenza, ma anche l’andamento quantitativo nei campioni con il decorso della malattia, al fine di poter effettuare monitoraggi generali a livello di interi agglomerati urbani e ottenere così indicazioni sull’andamento epidemico (inizio, fase di crescita, fase stazionaria, fase di decrescita, esaurimento)“.
Insomma, è un modo per fare dei tamponi indiretti. E stilare nuovi andamenti relativi alla nostra convivenza con il Covid-19.
Di fatto, usiamo le fogne, ma ignoriamo completamente i processi che avvengono nei depuratori. “Quello depurativo è un percorso accurato e articolato – spiega a Greenplanner.it un portavoce del Gruppo Hera che gestisce gli impianti di città emiliane come Modena, Bologna e Rimini – Esso è costituito da una filiera complessa di fasi fisiche, chimiche e biologiche che, insieme, contribuiscono alla rimozione degli inquinanti in genere“.
Per quanto riguarda le cariche virali, sono diversi i fattori che ne permettono l’abbattimento: “i tempi di ritenzione dei trattamenti, uniti alle condizioni ambientali, l’attività biologica degli impianti, la luce solare e i valori di pH elevati caratteristici delle varie fasi“.
In ultima battuta, la disinfezione finale consente di ottimizzare le condizioni di rimozione integrale dei virus prima del rilascio delle acque depurate nell’ambiente.