I giovani, che sempre di più studiano e approfondiscono le tematiche legate alla sostenibilità, sono una delle variabili che potrebbero cambiare le politiche sulle emissioni climalteranti. Dai sondaggi emerge infatti che sono attenti, pronti a impegnarsi e la loro intransigenza sollecita l’attenzione e impone di agire
Quando si pensa agli adolescenti, è facile che venga in mente l’immagine di loro, orizzontali su un divano, che ha dato il titolo a un libro pubblicato una decina di anni fa.
Il protagonista osservava il figlio, sdraiato appunto su un divano, in rappresentanza di schiere di coetanei più o meno incostanti e apatici, interessati solo ad armeggiare in continuo con smartphone, tablet, social e like.
Da allora – il libro è del 2013 – le cose sono in realtà cambiate: i social, è vero, sono di più e hanno affinato la loro capacità di intrappolare la nostra attenzione, ma è vero anche che tra Greta Thunberg, una crisi climatica sempre più evidente e un altrettanto evidente povertà di risposte di buona parte del mondo degli adulti, i più giovani hanno iniziato a informarsi, a porre domande e a chiedere risposte.
È questo il ritratto che emerge da un sondaggio condotto nell’ambito di un workshop organizzato dal Dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Pavia in collaborazione con il Dipartimento di scienze della terra e con il Dipartimento di ingegneria civile e architettura.
La ricerca, che ha riguardato un campione di oltre 1.000 studenti, ha infatti confermato che la quasi totalità (il 97,6%) degli intervistati è informato quando si parla di sostenibilità e mette in relazione questo termine con l’ambiente e le risorse del pianeta.
Pianeta le cui condizioni, per il 71% del campione, sono peggiorate negli ultimi due anni, a causa dell’inquinamento, dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità.
Ragazze e ragazzi conoscono però anche le possibili soluzioni, a partire dall’attenzione agli sprechi di cibo: il 60% cerca di evitarli e e l’80% dichiara che la propria famiglia fa molta attenzione a non buttare via il cibo.
Elevata la consapevolezza anche in tema di sprechi di energia elettrica e acqua, con un 68% ritiene importante convincere le persone a consumare l’acqua del rubinetto. Circa la metà degli intervistati dichiara di usare mezzi alternativi all’auto, anche se rimane ancora bassa la percentuale di quelli che dichiarano di non prendere mai il treno.
Passando al livello delle soluzioni macro, tre quarti si dicono convinti che per avere uno sviluppo davvero sostenibile sia necessario soddisfare i bisogni delle persone presenti e future e diminuire rapidamente le diseguaglianze.
Corsi e concorsi sulla sostenibilità a scuola
Sul tema degli spazi fisici in cui gli studenti devono vivere e imparare e ai modi per renderli il più possibile sostenibili, si concentra invece Dream on Amazing, un concorso di idee globale che sollecita i partecipanti immaginare l’aula sostenibile del futuro, ponendo come vincolo quello di usare il sughero tra i materiali.
Gli studenti del liceo Terenzio Mamiani di Roma hanno raccolto la sfida e, insieme a degli studenti del Politecnico di Milano, hanno presentato una serie di progetti che – questa è un’altra delle indicazioni del regolamento del concorso – si sono ispirati ai colori di Marte, il pianeta rosso.
I progetti migliori verranno presentati il 15 aprile e i vincitori avranno la possibilità di viaggiare nelle aree di produzione del sughero in Portogallo e riceveranno una pavimentazione in questo materiale per un’aula della loro scuola.
L’attenzione alla sensibilità degli studenti si può declinare anche nello sforzo per valorizzare le tradizioni e le eccellenze locali, che, in un paese come l’Italia, sono purtroppo oggetto di frodi.
L’olio extravergine di oliva è uno dei prodotti più contraffatti ed è quindi positivo che Valentina Domenici, docente presso il dipartimento di chimica e chimica industriale dell’Università di Pisa e Sandro Jurinovich, professore dell’Its Cattaneo di San Miniato, abbiano sviluppato una versione semplificata di un metodo per l’analisi spettroscopica dell’olio.
Il software, che è stato messo a disposizione degli studenti dell’istituto Cattaneo e di quelli di chimica del corso di Chimica fisica e laboratorio, permette di ottenere informazioni sul contenuto in pigmenti.
Pur rappresentando meno del 1% del totale dei composti contenuti nell’olio, i pigmenti consentono di testarne le qualità organolettiche e rivelare se è stato contraffatto.
Gli studenti che hanno partecipato alla sperimentazione hanno così potuto verificare che la contraffazione più comune è la miscelazione dell’olio di oliva con altri oli vegetali, come l’olio di semi di girasole o di arachidi.
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