Ormai è crisi siccità: manca l’acqua, non piove e i fiumi al Nord sono ai minimi storici. Le previsioni per i prossimi giorni, purtroppo, non lasciano sperare in miglioramenti. Non possiamo stupircene: sono anni che i fenomeni di siccità e desertificazione si presentano con sempre maggior frequenza.
La situazione è grave ma non seria, si usa dire parlando dell’inerzia e dell’inezia della politica. Nel caso dell’ambiente, però, la situazione è molto grave e anche molto seria.
Il deficit di pioggia e neve (rispettivamente -60% e -80% rispetto alla media stagionale secondo i dati Aisam, associazione Italiana di Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia) ha infatti messo in crisi le principali aree rurali del nord Italia, con i grandi invasi di acqua riempiti a livelli minimi e ben al di sotto della loro capacità.
Ma anche il resto del Paese subisce il cambiamento climatico: oltre il 20% del territorio nazionale è infatti a rischio desertificazione fin dal 2018.
Non è più soltanto percezione di un problema che non ci tocca… comincia a mancare l’acqua per irrigare i campi e i contadini devono scegliere quali coltivazioni salvare e quali, invece, lasciare morire; in molti comuni già si parla di razionamento dell’acqua.
Così gli italiani sembrano aver finalmente compreso la situazione: secondo una recente ricerca Ipsos per Finish la situazione odierna e lo spettro della desertificazione preoccupano il 62% degli intervistati, con una percentuale che aumenta all’83% se viene ampliato l’orizzonte temporale e si guarda al futuro.
Preoccupazione che, nel presente, rimane elevata per il sud Italia e le isole (69%) ma che vede il nord-ovest guadagnare il primo posto (63%) a causa del forte stress idrico a cui sono sottoposte Piemonte e Lombardia, seguito da sud e isole (62%), dal centro (59%) e dal nord-est (57%).
A livello mondiale, secondo il rapporto Drought In Numbers 2022 dell’Unccd, entro il 2050 la desertificazione potrebbe riguardare tre quarti della popolazione mondiale, cioè tra i 4,8 e i 5,7 miliardi di persone rispetto ai 3,6 miliardi di oggi.
Serve un’azione di sensibilizzazione decisa da parte di tutti i cittadini che devono andare oltre la naturale preoccupazione e spingere i referenti politici a lavorare a soluzioni al problema.
Cominciando dalla manutenzione degli acquedotti – che hanno perdite conosciute da anni e non vengono controllati e sistemati come si dovrebbe – per arrivare a opere di rinverdimento delle città, per eliminare le isole di calore e abbassare le temperature.
In questa situazione, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani invita i cittadini e i giovani a pretendere dai futuri sindaci azioni concrete per la salvaguardia ambientale e la tutela delle risorse idriche, attraverso i loro voti.
Tecnologia e azioni concrete per risolvere il problema della siccità
Servono, naturalmente, interventi mirati e utili a tutelare la risorsa idrica. Per esempio, Finish e Future Food Institute interverranno in provincia di Brindisi con un duplice intervento di piantumazione di 500 nuove piante d’olivo resistenti a Xylella e con l’applicazione a piante d’olivo già esistenti in oltre 500 ettari di terreno di robot di intelligenza artificiale per monitorare in tempo reale in fabbisogno idrico delle piante.
L’intervento – che rientra attraverso l’iniziativa Acqua nelle nostre mani che ha già svolto attività in Cilento nel 2020 e in Sicilia nel 2021 – contribuirà a preservare fino a 150 milioni di litri d’acqua, solo nel primo anno di attività.
Questa situazione ha un impatto diretto e inevitabile sull’agricoltura, settore che a causa di siccità e fenomeni atmosferici è considerato a forte rischio dal 56% degli intervistati della ricerca di Ipsos e che per resistere alla crisi è costretto a trovare nuove aree da coltivare o a ricercare e ad accelerare su nuovi investimenti.
Per Cia-Agricoltori Italiani è necessario un intervento rapido per realizzare una vera rete di nuovi invasi e laghetti, diffusi sul territorio, per l’accumulo e lo stoccaggio di acqua in caso di siccità.
Siccità e agricoltura: la situazione è grave
Il fiume Po è in secca e questo decreta ufficialmente la crisi idrica nel nostro Paese: in questa condizione, è a rischio fino al 50% della produzione agricola e zootecnica del Bacino padano.
Il fiume è infatti arrivato anche a -8,08 metri di livello e desta le preoccupazioni maggiori, poiché rappresenta il bacino più importante d’Italia, che ha mosso 600 milioni di metri cubi d’acqua nel 2021, vitali per un intero ecosistema e non solo per l’agricoltura, che nel qui è rappresentata da più di 6mila aziende per 170mila ettari di terreno.
“Nell’immediato – chiarisce Cia – di fronte a questa severa siccità, non c’è soluzione se non la collaborazione di tutti. Gli agricoltori potrebbero dover fare i turni d’irrigazione e i cittadini accettare di non avere acqua di notte. Questo al Nord come al Sud, stando ai livelli bassi di fiumi come il Palantone, il Sesia e i Bacini dal Parma al Trebbia, il Tevere e l’Arno, l’Ombrone e il Garigliano, ma anche agli invasi di Basilicata, Puglia, Sardegna“.
Si lamenta il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini “Abbiamo perso almeno 20 anni e ora intervenire è solo questione di buon senso, a garanzia della sicurezza alimentare, ma anche delle filiere produttive, della biodiversità e del paesaggio, e soprattutto dei cittadini“.
Per salvare le campagne lombarde serve l’acqua dai bacini idroelettrici
“In uno scenario di profonda crisi idrica come quello che stiamo vivendo è importante agire subito per cercare di salvare per quanto possibile le coltivazioni in campo” sollecita Coldiretti Lombardia nel commentare positivamente l’impegno dei produttori idroelettrici a rilasciare un totale di 4 milioni di metri cubi di acqua al giorno per il bacino dell’Adda e quasi un milione per il bacino dell’Oglio.
La siccità – continua la Coldiretti Lombardia – è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati quest’anno pari a circa 2 miliardi di euro per effetto del calo dei raccolti che hanno bisogno dell’acqua per crescere.
In Lombardia, per mitigare la grave crisi idrica, Enel si è resa disponibile a rilasciare acqua anche per i fiumi Brembo e Serio con lo stesso orizzonte temporale di Adda e Oglio.
Enel rilascerà fin da subito, per almeno 10 giorni, 200.000 metri cubi di acqua al giorno per il fiume Brembo e 250.000 metri cubi di acqua al giorno per il fiume Serio.
Lo annuncia , nell’ambito delle azioni coordinate da Regione Lombardia per far fronte all’attuale situazione di crisi idrica dovuta al perdurare della siccità e dalla scarsa piovosità.
Il Consorzio del Ticino sta uccidendo l’agricoltura lombarda
Il 13 giugno scorso, il Consorzio del Ticino ha deciso di ridurre del 50% le erogazioni di acqua agli utenti del Lago Maggiore.
Da questa decisione nasce la forte protesta di Cia-Agricoltori Italiani Lombardia che ritiene intollerabile l’iniziativa, che porterà drammatiche conseguenze agli agricoltori e agli allevatori.
Paolo Maccazzola, presidente di Cia Lombardia, ha dichiarato: “Il Consorzio del Ticino ha preso una decisione che porterà alla morte moltissime imprese agricole e senza di esse ben presto mancheranno sulle tavole dei cittadini diversi generi alimentari quali il latte, la carne, le uova e tanti altri prodotti. Non nascondiamoci, è la realtà delle cose“.
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