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Immobili alla prova dei cambiamenti climatici

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Immagine da Depositphotos

Al momento dell’acquisto di un immobile conviene valutare anche i rischi collegati alla crisi climatica: quanto è sicura quella casa?

I rischi generati dagli eventi estremi sono sempre più reali e incombono anche sul valore degli immobili, tanto che all’atto dell’acquisto, oltre alle normali pratiche con i notai, vale la pena verificare lo stato del suolo (frane comprese), i rischi di allagamento o inondazione (belle ma sempre più pericolose le case che affacciano sulle spiagge), financo arrivare ad analizzare i tassi di crescita delle temperature dei quartieri.

Buone pratiche, queste, che però non sembrano essere ancora molto prese in considerazione.

Eppure, i rischi incombono: le anomalie termiche superficiali urbane, esaltate dal fenomeno delle isole di calore, possono infatti associarsi a un significativo aumento dei costi per il raffreddamento degli ambienti interni, del consumo di acqua e a un generale disagio che incide sensibilmente sulla qualità della vita.

Questo aspetto è rilevante soprattutto in Europa, una delle regioni più attraenti al mondo per gli investimenti immobiliari e ancor più in Italia dove oltre il 70% della popolazione è proprietaria di abitazioni.

Uno studio coordinato dai ricercatori dall’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe) con il contributo di Ispra (e recentemente pubblicato sulla rivista Sustainability), ha messo in luce la variazione del valore immobiliare degli edifici residenziali in una città storica italiana (Firenze) in funzione delle anomalie termiche superficiali estive.

Uno studio complesso che ha incrociato vari parametri da cui emerge che gli immobili residenziali del centro, quelli proprio che costano di più, ricadono in hot-spot termici da tenere sotto osservazione.

Crediti immagine: Depositphotos

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