Secondo una ricerca condotta dalla Scuola Superiore Sant’Anna è emerso che su 1.300 pubblicità presenti in giornali e riviste italiane l’84% presenta profili di rischio di greenwashing: da qui l’istituzione da parte di Ispra di una task force dedicata alla finanza sostenibile.
Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, impegnato in attività operative e tecniche vigilate dal Ministero della Transizione Ecologica, ha lanciato una task force a supporto di operatori finanziari, autorità vigilanti e imprese impegnati a costruire un modello di finanziamento sostenibile trasparente e orientato al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, con particolare attenzione ai cambiamenti climatici e agli obiettivi del Green Deal.
Ispra infatti, fin dalla sua costituzione, avvenuta nel 2008, si è occupata di protezione ambientale, anche in situazione di emergenza, di ricerca e di coordinamento delle agenzie regionali di protezione per l’ambiente.
Oggi, grazie alla nascita di questa task force dedicata alla finanza sostenibile, il suo campo d’azione si amplia, permettendole di esercitare il ruolo di facilitatore per garantire il necessario supporto agli operatori finanziari, alle autorità vigilanti e di controllo, alle imprese.
Il quadro normativo europeo è in grande fermento per quanto riguarda la finanza sostenibile, grazie al piano d’azione dell’Unione europea per il finanziamento della crescita sostenibile del 2018 e alla Sustainable Finance Disclosure Regulation (Sfdr) in vigore dal marzo 2021; lo sforzo normativo è finalizzato alla raccolta di ulteriori risorse dedicate a progetti di transizione ecologica e di autonomia energetica.
A partire dal 2024 circa 50.000 società in tutta Europa saranno interessate dalla nuova normativa, contro le 12.000 attuali; per l’Italia, il numero di aziende interessate passerà dalle 210 attuali a 4-5.000.
Diventa quindi fondamentale valorizzare obiettivi di medio-lungo periodo e tutelare le scelte degli investitori da fenomeni quali il greenwashing; le analisi finanziarie devono quindi essere integrate da quelle ambientali e sociali per aiutare le istituzioni finanziarie, gli investitori istituzionali e i privati cittadini a prendere decisioni circa i propri investimenti in modo consapevole e informato.
Lo spunto per la costituzione della task force è stato dato da un paper, Greenwashing e finanza sostenibile: rischi e risorse di contrasto, realizzato dal Forum per la Finanza Sostenibile con la collaborazione di Ispra.
Il greenwashing è a tutti gli effetti un fenomeno in crescita: da una ricerca condotta dalla Scuola Superiore Sant’Anna è emerso che su 1.300 pubblicità presenti in giornali e riviste italiane, l’84% presenta profili di rischio di greenwashing secondo gli standard Iso14001.
L’Esma, l’autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, sottolinea come il greenwashing possa danneggiare gli investitori che vogliono allocare le proprie risorse in attività economiche effettivamente sostenibili, dal momento che la comunicazione di profili di sostenibilità non veritieri o verificabili può incidere, in maniera significativa, sulle scelte decisionali.
Il greenwashing può riguardare elementi specifici di prodotto, la comunicazione aziendale nel suo complesso, l’impegno intrapreso nei confronti delle tematiche Esg; la lotta al greenwashing finanziario e il ruolo degli enti pubblici è stato affrontato anche alla Cop26, dove è stata ulteriormente sottolineata l‘importanza dell’informazione ambientale scientificamente validata, prodotta da enti terzi attendibili e indipendenti che operano sulla base di dati pubblici.