Troppo spesso si parla di sostenibilità senza avere in atto procedure di gestione del rischio ambientale; ormai però l’Environmental Risk Management è tra le green skill più richieste dal mercato del lavoro.
Nonostante questo, oggi, soltanto un’azienda su cento gestisce opportunamente i propri rischi di danno all’ambiente e, di conseguenza, adotta le coperture assicurative adeguate al rischio ambientale che genera.
Sono dati che arrivano dalla quinta edizione dell’Osservatorio Cineas-Mediobanca sulla diffusione del Risk Management nelle medie imprese italiane per le quali il danno ambientale è al quarto posto tra i rischi più percepiti dagli imprenditori.
Allo stesso tempo però secondo i dati del Pool Inquinamento, il consorzio che sviluppa e propone strumenti per la copertura assicurativa dei rischi ambientali, è ancora bassa la consapevolezza da parte delle imprese dei propri rischi di danno all’ambiente e degli obblighi di legge in caso di danno: soltanto l’1% circa delle imprese a rischio di danno ambientale, infatti, adotta coperture assicurative dedicate.
Da questa prefazione si deduce quanto è fondamentale che l’impresa sia preparata a far fronte a tali spese e alle conseguenze del rischio ambientale, tra cui anche la gestione della crisi dal punto di vista reputazionale, considerando la crescente sensibilità a tali temi da parte dei cittadini così come degli enti e dei media.
Il rischio di danno ambientale riguarda tutte le tipologie di attività – basti pensare al caso di incendio che può colpire qualunque tipo di azienda, anche se quest’ultima non tratta sostanze pericolose.
“Nonostante la normativa e le ingenti sanzioni, le aziende ignorano o tendono a sottovalutare il rischio ambientale” afferma Lisa Casali, coordinatrice del master Environmental risk assessment and management del Consorzio Cineas, fondato dal Politecnico di Milano “tale comportamento può rivelarsi fatale per l’impresa, non solo in termini di immagine ma anche per i costi di ripristino, di bonifica e di risarcimento dei terzi danneggiati a cui sono tenute le imprese che commettono un danno all’ambiente“.
Al verificarsi di un evento che causa un danno all’ambiente o la sua minaccia imminente, infatti, le aziende italiane sono obbligate ad autodenunciarsi, ai sensi dell’Art 304 del D. Lgs. 152/2006, inviando comunicazione al Comune, alla Provincia, alla Regione e al Prefetto.
Entro 24 ore, inoltre, devono attivarsi proattivamente ed effettuare diverse misure per contenere le conseguenze negative e per ripristinare lo stato delle risorse naturali antecedente all’evento.
L’iter prevede la progettazione ed esecuzione di interventi come per esempio il ripristino del terreno e delle acque. Tali attività richieste dalla normativa possono essere molto costose e richiedere un tempo di intervento estremamente lungo, che può arrivare a diversi decenni.
“Bisogna considerare, inoltre, che l’entità del danno non è direttamente proporzionale alle dimensioni dell’azienda” continua Lisa Casali “Recentemente per esempio, una piccola conceria storica del nord Italia, che per anni ha contaminato inconsapevolmente le acque sotterranee, non essendosi mai tutelata, si è vista costretta a chiudere l’attività non riuscendo a far fronte alle ingenti spese di ripristino. Che per un’azienda con un fatturato di un milione di euro, sono arrivate a 820.000 euro“.