Prevenire anziché curare i cambiamenti climatici, sembrerebbe una cosa logica ed è dimostrato essere vantaggiosa anche dal punto di vista economico. Ma sono troppe le persone che non se ne curano, con previsioni di costi spaventose: fino all’8% del Pil
Se non ci mettiamo in testa di prevenire, la partita con gli stravolgimenti climatici è persa. Eppure, sembrerebbe una cosa logica prevenire, sana ed è pure dimostrato di essere vantaggiosa dal punto di vista economico.
Ma, purtroppo non è così. Perché, siamo ancora qua a discuterne, quando dovrebbe essere un dato di fatto.
Basta scorrere i dati riassunti nel nuovo rapporto Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia, realizzato dalla Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici: i costi degli impatti dei cambiamenti climatici in Italia stanno aumentando rapidamente e in modo esponenziale al crescere dell’innalzamento della temperatura nei diversi scenari, con valori compresi tra lo 0,5% e l’8% del Pil a fine secolo.
Oltre a stravolgere i territori, i cambiamenti climatici stanno aumentando la disuguaglianza economica tra Regioni. E in tutte le stagioni.
I cambiamenti climatici richiederanno numerosi investimenti e rappresentano un’opportunità di sviluppo sostenibile che il Green Deal europeo riconosce come unico modello di sviluppo per il futuro.
È il momento migliore in cui nuovi modi di fare impresa e nuove modalità per una gestione sostenibile del territorio devono entrare a far parte del bagaglio di imprese ed enti pubblici, locali e nazionali. Forse, anche, con una buona progettazione ci verrà in aiuto il Recovery Plan.
Nessuno, però, si senta escluso con infrastrutture (ci toccano tutti), agricoltura e turismo che sono le prime aree da mettere in sicurezza.
E che si sappia: non ci sono aree o zone su questo Pianeta che possono considerarsi immuni dal rischio climatico che sta già crescendo in questi anni, con particolare riferimento agli eventi estremi. Alluvioni e incendi sono in Tv tutti i giorni: spaventoso.
“L’analisi del rischio e dei suoi effetti sul capitale ambientale, naturale, sociale ed economico – spiega Donatella Spano, membro della Fondazione Cmcc e docente dell’Università di Sassari, che ha coordinato i trenta autori che hanno redatto i 5 capitoli che compongono la ricerca – consentono di prendere in considerazione le opzioni di risposta individuate dalla ricerca scientifica e di sviluppare piani di gestione integrata e sostenibile del territorio valorizzandone le specificità, peculiarità e competenze dei diversi contesti territoriali“.
Ecco, diamo fiducia alla ricerca, all’innovazione. E attiviamo network trasversali tra Università e centri di ricerca. La Spano conclude: “Mettere insieme tutti questi aspetti in una prospettiva di ricerca multidisciplinare è un impegno della comunità scientifica, i cui risultati sono al servizio della società e producono conoscenza a beneficio dell’intero sistema Paese“.
Le previsioni di costo a causa dei cambiamenti climatici in Italia
Intanto, ecco in dettaglio le previsioni del rapporto. Che non sono certo rosee.
Il clima atteso per il futuro dell’Italia
I diversi modelli climatici sono concordi nel valutare un aumento della temperatura fino a 2°C nel periodo 2021-2050 (rispetto a 1981-2010). Nello scenario peggiore l’aumento della temperatura può raggiungere i 5°C.
Diminuzione delle precipitazioni estive nelle regioni del centro e del Sud, aumento di eventi precipitazioni intense. In tutti gli scenari aumenta il numero di giorni caldi e dei periodi senza pioggia.
Conseguenze dei cambiamenti climatici sull’ambiente marino e costiero avranno un impatto su beni e servizi ecosistemici costieri che sostengono sistemi socioeconomici attraverso la fornitura di cibo e servizi di regolazione del clima (vedi scheda infografica).
Rischio aggregato per l’Italia
La capacità di adattamento e la resilienza in Italia sono temi che interessano l’intero territorio italiano da Nord a Sud.
Anche se più ricche e sviluppate le regioni del Nord non sono immuni agli impatti dei cambiamenti climatici, né sono più preparate per affrontarli.
Per quanto riguarda gli eventi estremi, la probabilità del rischio è aumentata in Italia del 9% negli ultimi vent’anni.
Le città e l’ambiente urbano
In seguito all’incremento nelle temperature medie ed estreme, alla maggiore frequenza (e durata) delle ondate di calore e di eventi di precipitazione intensa, bambini, anziani, disabili e persone più fragili saranno coloro che subiranno maggiori ripercussioni.
Sono attesi, infatti, incrementi di mortalità per cardiopatie ischemiche, ictus, nefropatie e disturbi metabolici da stress termico e un incremento delle malattie respiratorie dovuto al legame tra i fenomeni legati all’innalzamento delle temperature in ambiente urbano (isole di calore) e concentrazioni di ozono (O3) e polveri sottili (PM10) (vedi scheda infografica).
Rischio geo-idrologico
Dall’analisi combinata di fattori antropici e degli scenari climatici si evince che è atteso l’aggravarsi di una situazione di per sé molto complessa.
L’innalzamento della temperatura e l’aumento di fenomeni di precipitazione localizzati nello spazio hanno un ruolo importante nell’esacerbare il rischio.
Nel primo caso, lo scioglimento di neve, ghiaccio e permafrost indica che le aree maggiormente interessate da variazioni in magnitudo e stagionalità dei fenomeni di dissesto sono le zone alpine e appenniniche.
Nel secondo caso, precipitazioni intense contribuiscono a un ulteriore aumento del rischio idraulico per piccoli bacini e del rischio associato a fenomeni franosi superficiali nelle aree con suoli con maggior permeabilità (vedi scheda infografica).
Risorse idriche
Gran parte degli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche prospettano una riduzione della quantità della risorsa idrica rinnovabile, sia superficiale che sotterranea, in quasi tutte le zone semi-aride con conseguenti aumenti dei rischi che ne derivano per lo sviluppo sostenibile del territorio.
I cambiamenti climatici attesi (periodi prolungati di siccità, eventi estremi e cambiamenti nel regime delle precipitazioni, riduzione della portata degli afflussi), presentano rischi per la qualità dell’acqua e per la sua disponibilità.
I rischi più rilevanti per la disponibilità idrica sono legati a elevata competizione settoriale (uso civile, agricolo, industriale, ambientale, produzione energetica) che si inasprisce nella stagione calda quando le risorse sono più scarse e la domanda aumenta (per esempio per fabbisogno agricolo e turismo – vedi scheda infografica).
Agricoltura
I sistemi agricoli possono andare incontro a una aumentata variabilità delle produzioni con una tendenza alla riduzione delle rese per molte specie coltivate, accompagnata da una probabile diminuzione delle caratteristiche qualitative dei prodotti, con risposte tuttavia fortemente differenziate a seconda delle aree geografiche e delle specificità colturali.
Impatti negativi sono attesi anche per il settore dell’allevamento, con impatti sia diretti che indiretti sugli animali allevati e conseguenti ripercussioni sulla qualità e la quantità delle produzioni (vedi scheda infografica)
Incendi
L’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni medie annue, la maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi quali le ondate di calore o la prolungata siccità, interagiscono con gli effetti dell’abbandono delle aree coltivate, dei pascoli e di quelle che un tempo erano foreste gestite, del forte esodo verso le città e le aree costiere, e delle attività di monitoraggio, prevenzione e lotta attiva sempre più efficienti.
Il rapporto Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia prevede che i cambiamenti climatici esacerberanno ulteriormente specifiche componenti del rischio di incendi, con conseguenti impatti su persone, beni ed ecosistemi esposti nelle aree più vulnerabili.
Sono attesi incrementi della pericolosità di incendio, spostamento altitudinale delle zone vulnerabili, allungamento della stagione degli incendi e aumento delle giornate con pericolosità estrema che, a loro volta, si potranno tradurre in un aumento delle superfici percorse con conseguente incremento nelle emissioni di gas a effetto serra e particolato, con impatti quindi sulla salute umana e sul ciclo del carbonio (vedi scheda infografica).