Una ricerca condotta dal Cnr sui rapporti dei bambini con la pandemia mostra in che modo questa fascia di età ha vissuto il periodo di quarantena
È vero, se ne è parlato poco e con scarsa attenzione, eppure anche i bambini – così come gli adulti e i ragazzi – hanno subito le conseguenze della pandemia.
Alla luce della ricerca #Iorestoacasa avviata dall’istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr – consiglio nazionale delle ricerche – nell’ambito del progetto “La città dei bambini”, è emerso che il 37,4% dei fanciulli si è annoiato mentre il 55,9% non ha gradito le lezioni in Dad.
Perché l’argomento “scuola e bambini” è passato troppo in secondo piano?
L’indagine, condotta da Elisa Saioni, Daniela Renzi e Antonella Prisco nel periodo tra aprile e maggio 2020, ha visto l’adesione di 12 realtà appartenenti alla rete italiana del progetto “La città dei bambini” – che proprio il 27 maggio ha compiuto 30 anni.
A partecipare alla ricerca sono stati i sindaci di Carpi, Castel Madama, Fano, Latina, Lenola, Malnate, Comune di Milano – Municipio 1, Novi di Modena, Piombino, Rescaldina, Roma – Municipio VIII, San Giorgio a Cremano, territori nei quali, da qualche anno, è attivo un consiglio dei bambini e dei ragazzi.
Il campione di bambini a cui è stato somministrato un questionario online, è formato da 239 bambini tra gli 8 e i 14 anni.
Dai dati raccolti, sembra che i maschi abbiano sofferto meno rispetto alle femmine, le quali – in media il 54,8% – hanno accusato di più l’impossibilità di uscire dalle mura domestiche.
A questo proposito, il 73% di loro contro al 58% dei maschi ha realizzato più videochiamate con gli amici, mentre il 38,8% ha trascorso più tempo sui social.
Quasi tutti – il 90,8% – hanno sentito la mancanza dei loro amici e il 57,3% anche del resto della famiglia.
Il 95% dei bambini e dei ragazzi hanno occupato il tempo dedicandosi per lo più ai compiti, mentre l’82,8% sbizzarrendosi con il gioco: tra questi chi da solo se figlio unico – il 52,2% – chi con fratelli e/o sorelle – 66,9% – e chi con i propri genitori – 23,9%.
Per la stragrande maggioranza, il passatempo preferito sono stati i videogiochi.
Tuttavia, la quarantena forzata ha permesso a molti bambini – e non solo – di esprimere la propria creatività e il proprio estro: in particolare, è stata l’attività culinaria a riscuotere maggiore successo, coinvolgendo il 55,7% degli intervistati.
“La città dei bambini” è un progetto nato nel 1991 e promosso dal pedagogista Francesco Tonucci che vuole difendere i diritti e gli interessi dei più piccoli, dal gioco alla libertà di opinione.
In questi anni l’iniziativa si è arricchita e potenziata arrivando a coinvolgere 200 città di 15 Paesi nel mondo: Italia, Svizzera, Spagna, Francia, Portogallo Libano Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Messico, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay.
Sembrano ottimi risultati, ma ancora – in Italia così come in molti altri paesi – il riconoscimento dei bambini come cittadini rasenta il livello zero.
Forse è il momento di prendere in considerazione la loro voce
Anche lo Stato dovrebbe cominciare a prestare loro più attenzione, partendo proprio dalla scuola e dalle problematiche e lacune scaturite da una didattica a distanza non adeguata a tutti.
(Testo redatto da Nicole Bianchi)