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Tassonomia verde europea e nucleare: c’è chi dice no

energia nucleare
Foto di Patrick Federi da Unsplash

Per la Commissione Ue, gas e nucleare, a certe condizioni, sono sostenibili e, quindi, possono ricevere i finanziamenti del Green Deal… ma le reazioni non mancano.

La Commissione europea ha avviato a inizio anno le consultazioni con un gruppo di esperti degli Stati membri per l’inserimento nella tassonomia verde – un elenco degli investimenti considerati green e quindi finanziabili con i fondi europei – di attività che coinvolgono gas e nucleare.

Questo ha, come ben possiamo immaginarci, reazioni opposte, con nazioni come la Germania – che sta consucendo a ritmi serrati il proprio programma di dismissione nucleare – e Austria che avversano vigorosamente la proposta della Commissione.

La tassonomia verde dell’Unione europea guiderà gli investimenti privati in attività che sono necessarie per raggiungere la neutralità climatica nei prossimi 30 anni.

Attualmente, il mix energetico utilizzato in Europa varia da uno Stato membro all’altro, tanto che alcuni membri utilizzano ancora pesantemente il carbone – come Polonia e Germania. Attraverso il lavoro sulla tassonomia si vuole attivare un flusso di finianziamenti che permettano a tutte le realtà europee di muoversi verso la neutralità climatica.

La scelta che ha scatenato le imponenti reazioni – anche in Italia – è stata quella di inserire all’interno delle valutazioni del gruppo di lavoro anche quella sul nucleare.

La Commissione ha motivato questa scelta come un ulteriore tassello per accelerare il cammino verso la neutralità climatica; infatti – cita la nota di Bruxelles – “tenendo conto dei pareri scientifici e degli attuali progressi tecnologici, nonché delle diverse sfide di transizione negli Stati membri, la Commissione ritiene che ci sia un ruolo per il gas naturale e il nucleare come mezzi per facilitare la transizione verso un futuro prevalentemente basato sulle rinnovabili“.

Questo porterebbe dunque a classificare all’interno del perimetro degli investimenti green anche queste fonti di energia, a condizioni chiare e rigorose (per esempio, il gas deve provenire da fonti rinnovabili o avere basse emissioni entro il 2035).

Inoltre – continua la nota – per garantire la trasparenza, la Commissione modificherà la legge delegata sulla divulgazione della tassonomia in modo che gli investitori possano identificare se le attività includono gas o attività nucleari e in che misura, in modo da poter fare una scelta informata“.

Da qui le prese di posizione. In particolare secondo Greenpeace Italia questa scelta sarebbe un duro colpo all’impegno europeo per il clima e per l’ambiente ed è di fatto un puro atto di greenwashing finanziario.

L’energia nucleare genera infatti scorie radioattive ad alta attività molto pericolose e non è ancora stata trovata alcuna soluzione a lungo termine per il loro smaltimento. Il gas fossile è invece già oggi la principale fonte di emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di energia in Europa.

Incoraggiare gli investimenti nel gas fossile assegnandogli un’etichetta verde non farà altro che aumentare il suo devastante impatto climatico. Le fonti rinnovabili sono più economiche e veloci da implementare: inviare un segnale contrario agli investitori privati potrebbe interrompere la transizione energetica verso il 100% di energie rinnovabili e ritardare i progressi dell’UE sui suoi impegni climatici.

Promuovere queste forme di energia dannose e costose per i decenni a venire rappresenta una vera minaccia per la transizione energetica. Va ricordato che il referendum del 2011 che bloccò il ritorno del nucleare in Italia ha evitato una catastrofe economica.

I quattro reattori francesi Epr che avremmo dovuto costruire in base al memorandum tra Berlusconi e Sarkozy avrebbero creato quattro buchi neri finanziari: secondo la Corte dei Conti francese, l’unico Epr tuttora in costruzione in Francia avrà un costo totale di oltre 19 miliardi di euro contro i 3,3 previsti e nel frattempo Areva, l’azienda francese proprietaria della tecnologia, è fallita.

Includere il nucleare nella tassonomia è greenwashing e una potenziale truffa per gli investitori di bond verdi con il nucleare incorporato” dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.

Dura anche la nota di Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde, che dichiara: “La notizia secondo cui la Commissione europea intende inserire gas e nucleare nella tassonomia verde, conferendo a queste fonti energetiche l’etichetta di sostenibilità, è un oltraggio al Green Deal europeo e una sconfessione di decisioni e percorsi già intrapresi per avviare la transizione ecologica.

Per esempio i green bond emessi dalla Commissione europea per ripagare il debito comune contratto per rispondere alla pandemia, il famoso Next Generation EU, non contemplano investimenti in fonti fossili e nucleare.

E ancora, la Bei, la Banca europea per gli investimenti, ha deciso già nel 2020 di non spendere più nemmeno un euro sulle fonti fossili. La Commissione gioca un gioco pericoloso e sta minando alle fondamenta un sistema di classificazione degli investimenti che avrebbe dovuto essere genuinamente verde e a prova di futuro.

Di fatto, l’inserimento di gas e nucleare in tassonomia apre le porte agli investimenti pubblici e privati in questi settori, portando la politica climatica ed energetica dell’Unione europea su una strada completamente sbagliata.

Non posso che esprimere un profondo senso di delusione, ancor più perché l’Italia, nella persona del ministro Cingolani, a oggi con tutta evidenza pare essersi schierata tra i paesi che hanno detto sì a nucleare e gas come investimenti sostenibili, in virtù di un accordo sotto banco con la Francia, difficilmente confutabile.

Noi Verdi denunciamo da tempo che Cingolani abbia sostenuto la posizione del governo francese e quindi dell’industria nuclearista francese, già fortemente indebitata, ponendo come merce di scambio l’ingresso del gas in tassonomia. Siamo dalla parte sbagliata della storia e il programma del governo rosso-verde della Germania, che proprio in questi giorni ha chiuso 3 impianti nucleari, ce lo ricorda senza mezzi termini.

Quando l’atto delegato verrà pubblicato da parte della Commissione europea, il Parlamento europeo e gli Stati membri avranno due mesi per reagire. Noi Verdi daremo battaglia in Parlamento per opporci a questa pericolosa operazione di greenwashing“.

Infine, per Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, “il nucleare è una fonte energetica che appartiene al passato, mentre le rinnovabili hanno dimostrato di essere fonti infinite, pulite, sicure e meno soggette a speculazioni.

Includere dunque il nucleare, e persino il gas, fra le attività sostenibili dal punto di vista ambientale nelle nuove regole sulla tassonomia è un abbaglio clamoroso, un errore madornale dell’Unione europea che giocoforza non potrà che rallentare gli investimenti nella produzione di energia solare, eolica e idroelettrica.

Sbaglia dunque la Commissione europea a dare per scontato il sì del Parlamento europeo a questo provvedimento visto che, in più occasioni durante questa legislatura, l’unico organo eletto democraticamente dai cittadini europei ha mostrato ambizione e autonomia rispetto alle decisioni del Consiglio, spesso più influenzate dalle lobby e da interessi particolari.

Il Parlamento europeo con la maggioranza assoluta dell’Assemblea può bocciare l’Atto delegato della Commissione e chiederne una nuova versione. Noi riteniamo che bisogna fare tesoro delle critiche non troppo velate arrivate dai governi di Germania, Spagna, Austria e Lussemburgo alla bozza della Commissione.

Senza una massiccia iniezione di denaro pubblico sarà impossibile costruire nuove centrali nucleari o ristrutturare quelle esistenti, mentre quelle rinnovabili sono molto più economiche e sostenibili. Non sprechiamo i soldi dei cittadini europei, gli investimenti della Tassonomia verde devono andare solo per fonti davvero rinnovabili“.

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