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Decarbonizzazione: attenzione a finanziare progetti che potrebbero non mantenere le loro promesse

stoccaggio della CO2
Immagine da Depositphotos

Look before you leap: attenti prima di fare un salto nel buio: lo European Academies’ Science Advisory Council mette in guardia dal ritenere che le sovvenzioni per la bioenergia attraverso i sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio (Beccs) portino risultati, come promesso.

Decarbonizzare la nostra economia: lo sappiamo quanto sia urgente – ce lo  stanno ripetendo, continuamente, i rapporti dell’Ipcc e di altri eminenti osservatori indipendenti – per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi, come Europa, al 2030.

Eppure non si corre con la necessaria volontà; o meglio, come spesso accade di fronte all’ineluttabile, ci si illude che inondando di denaro progetti futuribili si sia risolto il problema.

Non è così, come avverte lo European Academies’ Science Advisory Council, che lancia l’allarme: mentre l’Unione Europea sta discutendo una nuova legislazione per certificare le tecnologie di rimozione del carbonio, miliardi di euro dei contribuenti andranno a finanziare tecnologie che rischiano di non mantenere le loro promesse.

C’è il presupposto che la bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio (Beccs) possa rimuovere gigatoni di CO2 dall’atmosfera. Ma i politici dovrebbero fare attentamente le loro considerazioni. Il potenziale effettivo del Beccs (Bioenergy with carbon capture and storage) contrasta fortemente con il ruolo preminente che assume in molti scenari” commenta Michael Norton, direttore del programma ambientale dell’Easac.

Cattura e stoccaggio della CO2: cosa ci dice il rapporto dell’Easac

Il rapporto Beccs e il suo ruolo nei modelli di valutazione integrata, realizzato dallo European Academies’ Science Advisory Council, esamina le ultime prove sulla capacità del Beccs di fornire sostanziali rimozioni nette di CO2 dall’atmosfera.

Mostra che i modelli che lo indicano come una tecnologia di emissioni negative preferita per raggiungere gli obiettivi climatici possono contenere debolezze che sono ben nascoste: “molti modelli ignorano il fatto che le diverse materie prime hanno diversi periodi di recupero del carbonio, considerando erroneamente che tutta la bioenergia è neutra in termini di carbonio.

Ma così come ci sono differenze nel contenuto di carbonio tra i diversi combustibili fossili, ci sono differenze significative nell’impatto climatico della bioenergia a seconda della sua origine” spiega il direttore del programma ambientale dell’Easac Norton.

Il rapporto, inoltre, ritiene che il Beccs sia stato troppo enfatizzato nei modelli, per diverse ragioni. Sia perché gli strumenti di modellazione del clima assumono alti tassi di sconto che favoriscono il rinvio degli investimenti nel futuro (piuttosto che spendere ora per una maggiore riduzione delle emissioni).

Inoltre, i modelli di minimizzazione dei costi possono avere difficoltà ad anticipare le rapide riduzioni dei costi di altre energie rinnovabili.

Fare affidamento su tecnologie future come il Beccs per compensare più tardi l’inadeguata riduzione delle emissioni oggi pone rischi significativi sulle generazioni future.

I politici tendono ad assumere che il Beccs non solo sarà in grado di rimuovere massicciamente il carbonio dall’atmosfera, ma sarà anche tecnicamente ed economicamente fattibile.

Tuttavia, sulla base delle prove attuali, i progetti Beccs dovrebbero essere di scala limitata, tutte le materie prime fornite localmente e i tempi di recupero del carbonio delle materie prime dovrebbero essere molto brevi“, continua Norton.

Inoltre, molti scenari per il Beccs presuppongono che saranno disponibili quantità irrealistiche di biomassa.

Se guardiamo la scienza, c’è un divario significativo tra l’uso presunto della biomassa e le quantità disponibili che sono sostenibili e non entrano in conflitto con usi di valore superiore come la produzione alimentare, la conservazione dell’ecosistema, i vincoli ambientali e sociali, nonché l’aumento della domanda per altri usi. Questo divario a volte raggiunge il 60%” conferma Lars Walloe, presidente del gruppo direttivo ambientale dell’Easac.

William Gillett, direttore del programma energetico dell’Easac, aggiunge: “Non sosteniamo che il Beccs non potrà mai diventare un’opzione. Ma fino a quando le ipotesi di base riguardanti le disponibilità e i periodi di recupero del carbonio delle diverse materie prime di biomassa utilizzate nei modelli di valutazione integrata non saranno state raffinate e i benefici e la fattibilità del Beccs non saranno provati, l’Unione europea e i governi nazionali non dovrebbero offrire sussidi“.

Assumere la neutralità del carbonio per il Beccs e sovrastimare gli impatti a breve termine significa che ci stiamo illudendo. Ma aumentando il rischio che le temperature superino i punti critici di ribaltamento, potremmo presto scoprire che nessuna buona azione resta impunita.

Se per esempio le più grandi centrali elettriche d’Europa, che si basano su pellet di legno importato, fossero adattate al Beccs, è molto improbabile che questo produca delle emissioni negative dopo aver considerato tutte le perdite di carbonio nell’atmosfera. Invece, cementerebbe solo un sistema energetico insostenibile” conclude Norton.

Rimane il pericolo che il Beccs venga offerto ai politici come soluzione climatica per evitare le opzioni di mitigazione politicamente più impegnative.

Per evitare questo, l’Easac sostiene fortemente che gli obiettivi nazionali e internazionali separino formalmente qualsiasi obiettivo di rimozione dell’anidride carbonica (Cdr) dagli obiettivi di riduzione delle emissioni nelle loro strategie climatiche, in modo che qualsiasi Cdr sia trattato come aggiuntivo alla riduzione delle emissioni.

Decarbonizzazione dei settori industriali hard-to-abate

Per valutare soluzioni di decarbonizzazione nei settori industriali hard-to-abate, nella regione mediterranea dell’Europa, Air Liquide ed Eni hanno siglato un accordo di collaborazione per consentire la cattura, l’aggregazione, il trasporto e lo stoccaggio permanente della CO2.

La cattura e il sequestro della CO2 (Ccs) è uno degli strumenti a cui si sta lavorando nel processo di decarbonizzazione, soprattutto per i settori industriali a maggior intensità carbonica.

Nell’ambito dell’accordo, Air Liquide ed Eni collaboreranno per identificare i bacini di industrie hard-to-abate in quest’area geografica e definiranno la migliore configurazione possibile per sviluppare un programma di Ccs su larga scala.

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