Essere un’azienda sostenibile conviene davvero? E quali opportunità e ostacoli esistono per il mondo della finanza? Le risposte in un evento di Assolombarda.
Queste domande chiave hanno guidato due tavole rotonde all’interno dell’evento Finanza sostenibile: sfide e proposte per le imprese che ha avuto luogo nell’auditorium Giorgio Squinzi, nella sede di Assolombarda a Milano.
L’evento, a cui hanno preso parte imprese, istituti finanziari, enti regolatori e privati cittadini, è stata un’occasione per presentare il paper Finanza sostenibile – priorità e prospettive per la crescita e lo sviluppo delle imprese e per attivare un confronto sulle modalità con cui la finanza sostenibile può creare un ecosistema in grado di traguardare la crisi e di premiare le scelte aziendali che riescono a integrare la prospettiva sociale, ambientale e di governance in una prospettiva strategica.
La Sostenibilità, nelle parole del presidente di Assolombarda Alessandro Spada è “un attivatore strategico per la creazione di valore. Dobbiamo leggere la Sostenibilità come un’opportunità per bilanciare, strategicamente e con una visione di lungo respiro, anche gli squilibri geopolitici, di mercato e di scenario internazionale“.
A livello europeo, infatti, il regolatore sta portando avanti una serie di iniziative volte a favorire la creazione di un sistema aperto alla finanza sostenibile – basti pensare al Regolamento 2019/2088 relativo all’informativa sugli investimenti sostenibili (Sfdr), al Regolamento 2019/2089 sui parametri di riferimento relativi alle emissioni di carbonio e al Regolamento 2020/852 relativo all’istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili.
All’interno di questo quadro normativo la tassonomia green ha un ruolo fondamentale per definire il concetto stesso di investimento sostenibile, favorendo così la creazione e lo sviluppo di un linguaggio comune, per orientare gli stakeholder che, a vario titolo, interagiscono con i temi di finanza, per aiutare i governi a identificare gli incentivi green, per fornire alle imprese una metodologia di rendicontazione degli impatti Esg.
La comunicazione resta un argomento cruciale anche nel mondo della finanza sostenibile dal momento che il rischio di greenwashing è sempre presente; si sta pensando, infatti, allo sviluppo e all’introduzione di standard di rendicontazione europei che possano valorizzare le tipicità sia delle grandi imprese che delle Pmi.
Inoltre, per incentivare le Pmi a dichiarare, in maniera volontaria, le proprie informazioni relative alla Sostenibilità, la Commissione europea sta valutando l’opportunità di costruire un unico database europeo in cui raccogliere le informazioni Esg delle imprese e che possa essere consultato gratuitamente da tutti gli operatori del mercato, in una logica di trasparenza.
In un contesto in cui si vogliono riservare risorse finanziarie (e opportunità) alle imprese che decidono di integrare gli aspetti Esg nei propri modelli di business servono però regole chiare in grado di favorire e premiare le realtà imprenditoriali che vogliono portare avanti, in maniera consapevole, questo cambio di passo strategico.
Le regole, il quadro normativo, la tassonomia sono sicuramente elementi fondamentali ai quali si aggiunge la collaborazione di una serie di interlocutori chiave, tra cui le grandi imprese, in qualità di promotori e attivatori di cambiamento, le Pmi, che devono acquisire un approccio basato sull’identificazione e la valutazione dei rischi, le istituzioni, a cui spetta il ruolo di garantire l’applicazione uniforme di regole e normative, il mondo finanziario, che ha la possibilità di proporre strumenti a supporto delle esigenze di business e le associazioni imprenditoriali, che devono favorire lo scambio di conoscenze e di esperienze sviluppando le attività di networking tra le imprese.
E, non ultime, le nuove generazioni, che possono arricchire il confronto condividendo i propri valori e le proprie aspirazioni.