Chi inizia l’orto da bambino poi non smette più. Lo raccontano proprio i protagonisti: Matteo dei Colli Euganei e il piemontese Matteo, Gianluca e Mattia. Se le loro storie vi affascinano, insegnate a fare l’orto anche ai vostri figli, magari adottando il programma Orto in Condotta di Slow Food che arriva anche nelle scuole
Ai giovani piace sempre di più fare l’orto. Dai bambini delle scuole elementare ai giovani universitari. Non mancano gli adolescenti che studiano non per forza agraria e che l’orto lo fanno sperimentando a più non posso.
Un’esperienza sui colli Euganei
Come Matteo, 19 anni. Il suo orto si trova in provincia di Padova, più precisamente ai piedi dei Colli Euganei non per niente su Instagram è conosciuto come l’Ortolano veneto.
“Questa mia passione mi accompagna fin da quando sono piccolo – ci racconta – infatti, ho la fortuna di vivere da sempre in aperta campagna, dove sono sempre stato a stretto contatto con la natura. Ho dei bellissimi ricordi di quando ero piccolo, stavo sempre con i nonni fuori a fare tutti i tipi di lavori che si svolgono in agricoltura, tra cui fare l’orto. Da qui è nata la mia passione, vedendo ciò che i miei nonni e i miei genitori facevano“.
Con il tempo Matteo apprende anche le tecniche di coltivazione. Lui parla proprio di “segreti che mi sono stati tramandati. Oltre all’orto mio padre possiede anche una discreta quantità di terreni e una piccola stalla, punto fondamentale per la concimazione dei campi. Quindi nella nostra azienda agricola c’è tutto l’indispensabile per fare un orto, basta solo mettersi d’impegno con tanta buona volontà e passione“.
E così dai 200 mq iniziali l’orto di Matteo è arrivato a 800 mq.
“Poi quest’anno, sempre perché avevo molto più tempo a disposizione (leggi quarantena da Covid-19 – ndr), ho deciso di provare alcune nuove varietà di piante, giusto per sperimentare e scoprire cose nuove. Infatti quello che da qualche anno ho capito che la miglior scuola per imparare a fare l’orto è sperimentare e fare proprie le tecniche“.
Anche leggendo libri o manuali si possono apprendere nuove tecniche di coltivazione o altro, ma per Matteo bisogna imparare a conoscere il proprio terreno e solo sperimentando e vedendo i risultati si riesce a comprendere.
“La mentalità è quella del miglioramento continuo: se quest’anno vedo che ho sbagliato qualcosa e che potevo fare in maniera diversa, l’anno prossimo mi correggo, finché non ottengo i risultati desiderati. Infine posso dire che fare l’orto deve essere una passione che hai dentro perché pensandoci per fare l’orto ci vuole tanto tempo e dedizione e capisco che non tutti sarebbero disposti a spendere 1-2 ore ogni giorno per sistemare e curare l’orto. Però per me andare nell’orto è una sorta pausa dalla frenetica vita di tutti i giorni, un modo per stare all’aperto e a contatto con la natura“.
Un orto in provincia di Rimini e uno a Bergamo
Un altro giovane che alle serate in discoteca preferisce le giornate nell’orto è Gianluca Matteagi. Gianluca è un ragazzo che vive in provincia di Rimini. Frequenta il terzo anno dell’agraria di Cesena con indirizzo Gestione dell’ambiente e del territorio.
Il suo primo orto è nato intorno a una pianta di zucche spontanea, quando aveva solo 10 anni e da lì è partito con 1 pianta di cetrioli e 3 di pomodori. Ora quello di Gianluca è un orto con la O maiuscola e ha creato una pagina Instagram chiamata ortodigianlu dove pubblica foto e consigli.
Lui – suggerisce- “di partire nel piccolo in modo da fare esperienza, di non avere paura di sbagliare o di sperimentare e soprattutto di prendere tutto con filosofia e divertirsi“.
Mattia Ranica (pagina su Instagram #notordinaryfarmer) ha l’orto a Stezzano (Bg) nell’azienda agricola del padre che alleva bovini di razza piemontese.
“Ho sempre avuto la passione per l’orto che mi è stata tramandata da mio nonno“. Il suo orto di 70mq è composto da vari tipi di ortaggi, più 30 metri di vigneto lineari di uva.
“Nell’orto coltivo prevalentemente verdure primaverili/estive, perché d’inverno, lascio a riposo la terra e spargo il letame. Di solito verso dicembre/gennaio pratico una vangatura e lascio che il gelo affini la terra; a primavera poi passo con il motocoltivatore e successivamente suddivido l’orto in colme sulle quali semino o trapianto i miei ortaggi“.
Mattia segue la pratica dell’agricoltura biologica e “cerca di mantenere al massimo il livello di autosufficienza“. Per l’irrigazione utilizza prevalentemente acqua piovana che raccoglie e questa è sicuramente un’ottima pratica da copiare, “mentre per quanto riguarda supporti per piante, pacciamature e fili per legare le piante utilizzo tutti prodotti biodegradabili“.
Cipolle rosse e bianche, patate a pasta bianca, pomodori ciliegini e costoluti, zucchine, fragole, lamponi e uva. Questo porta in tavola Mattia che sperimenta anche ogni tanto altri tipi di coltivazione come rapanelli, peperoni, melanzane e vari tipi di insalate.
Un orto futuristico a Saluzzo
Matteo Cochis ha 16 anni e frequenta il liceo artistico di Saluzzo e non gli dispiacerebbe diventare orefice o designer o anche architetto. Ma la sua passione, non lo nasconde, è quella che ha chiamato ortofuturistico che coltiva con attenzione anche ai cambiamenti climatici.
Così ci racconta: “Quest’anno ho avuto delle difficoltà nell’orto e penso di poterle attribuire al cambiamento climatico. Per esempio alcune coltivazioni di inizio anno come le patate o le cipolle. Per le alte temperature le patate sono nate precocemente così come le cipolle, adesso che piove moltissimo mi ha portato al marciume radicale delle cipolle e alcuni funghi e malattie alle patate“.
Questo è il primo anno in cui Matteo segue completamente da solo il suo orto e ammette di aver fatto parecchia fatica a stargli dietro. Ma ha adottato diverse tecniche come la pacciamatura con le infestanti, “tecnica che ho studiato a fondo e da ottimi risultati“.
“Nel mio orto – prosegue – ho adottato una lavorazione del terreno a bassa profondità ovvero lavoro solo i primi 10 cm di terreno e il resto lo lascio duro se così si può dire. Ho notato che facendo così le piante hanno bisogno di meno acqua e ottengo ortaggi e frutti più dolci e succosi. Il problema è che le dimensioni non sono enormi (150 metri quadrati) ma mi accontento“.
La felicità è “quando ho un minimo di raccolto“.
Orto in condotta, l’iniziativa di Slow Food
Quindi, è molto chiaro: chi inizia a fare l’orto da piccolo, poi non smette più. Un bellissimo programma che sollecita l’attenzione su questi temi è Orto in Condotta, un progetto di Slow Food per la lotta allo spreco alimentare attraverso azioni di educazione ambientale e alimentare per i più grandi e i più piccoli.
Orto in Condotta è un’iniziativa rivolta in primis alle giovani generazioni perché apprendano la cultura del cibo e della salvaguardia dell’ambiente. Il progetto, infatti, anche grazie a insegnati e genitori, trasferisce ai più piccoli valori importanti legati al cibo, quali la riduzione dello spreco alimentare e la necessità di adottare buone pratiche.
Il riconoscimento così non è tardato ad arrivare: sabato 25 giugno 2020 è stato assegnato a Slow Food con il suo progetto Orto in Condotta il premio della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti 2019, che si è tenuta a novembre dell’anno scorso, per la categoria istituti scolastici.
Il progetto presentato è stato in particolare la Festa dell’Orto in Condotta 2019, evento che ha visto partecipi 21mila studenti (dai 3 ai 14 anni) provenienti da tutta Italia.
In particolare, l’edizione del 2019, finanziata dal Ministero del Lavoro nell’ambito del progetto Slow Food in Azione, ha evidenziato azioni amiche del clima strettamente legate al cibo e all’orto.
In particolare, sono emersi utili insegnamenti per ridurre la produzione di rifiuti: dall’imparare a non sprecare il cibo e consumare gli avanzi del giorno precedente ad abituarsi all’uso di stoviglie e tovaglioli riutilizzabili.
La Festa dell’Orto in Condotta si tiene ogni 11 novembre, non a caso giorno di San Martino, data tradizionale della messa a riposo dei campi in vista dell’inverno, dove è vero che comincia il riposo fisico del contadino, ma deve essere anche un’occasione per proseguire il lavoro intellettuale e spirituale della terra.
Infatti, durante questa festa, bambini e insegnanti cominciano a pensare al tema dell’anno che li aspetta e all’orto che ne verrà fuori, simbolo del territorio di appartenenza, dei suoi prodotti e delle sue ricette.
Il progetto di Orto in Condotta si sviluppa su tre annualità:
- la prima, richiede agli insegnanti di seguire delle lezioni teoriche e pratiche sull’orticoltura e sulla scoperta degli alimenti attraverso i sensi
- la seconda, che avviene a orto già avviato, prevede che gli insegnanti si preparino ad attività di educazione ambientale e alimentare in classe e all’aperto
- la terza, riguarda approfondimenti riguardo la storia dell’alimentazione, dei prodotti e del territorio
Se volete diventare un Orto in Condotta dovrete tener conto delle seguenti caratteristiche:
- il terreno deve essere coltivato per tutta la durata del progetto
- la coltivazione deve essere biologica o biodinamica
- le varietà coltivate devono essere quelle tipiche del territorio regionale
- è vietata la coltivazione di prodotti geneticamente modificati
- devono essere privilegiati i prodotti che possono essere raccolti e consumati durante l’anno scolastico
- l’uso dell’acqua deve avere un ruolo didattico e deve essere spiegata agli studenti l’importanza di una gestione oculata della risorsa
Per entrare nella rete dell’Orto in Condotta, le scuole possono fare riferimento alle Condotte Slow Food presenti sul territorio o scrivere a educazione@slowfood.it.
(ha collaborato Sara Pavone)