Il gruppo Cantina Produttori di Valdobbiadene ha presentato il primo bilancio di Sostenibilità: un momento importante anche dal punto di vista storico per sottolineare l’obiettivo di confermare l’imprinting di impresa sociale
La Cantina Produttori di Valdobbiadene è nata nel 1952, con l’obiettivo di mettere a fattore comune l’attività di viticoltori per rilanciare l’economia post conflitto bellico.
E ora che siamo di fronte a una sorta di nuovo post guerra, il Gruppo Cantina Produttori di Valdobbiadene riesce a dimostrare, attraverso il Bilancio di Sostenibilità, di avere le carte in regola per affrontare la situazione di ripresa.
La finalizzazione del primo Bilancio di Sostenibilità, che è stato redatto in collaborazione con Trentino Green Network, testimonia, infatti, un’attenzione specifica nei confronti del territorio e dell’ambiente, ma anche della comunità sociale e culturale.
Oggi il Gruppo conta circa 1.000 ettari vitati e 600 soci, concentrati nella denominazione Prosecco Superiore di Valdobbiadene e Asolo. I soci ogni anno conferiscono alla cantina circa 165.000 quintali d’uva, e i dati disponibili per il 2018 confermano la produzione di circa 13,2 milioni di bottiglie destinate per il 70% al mercato domestico e per il 30% all’estero, raggiungendo circa 50 Paesi.
La distribuzione è equamente ripartita tra Gdo e Horeca, per un fatturato complessivo nel 2019 che ha raggiunto i 50 milioni di euro. Il Gruppo ha sede in un paesaggio suggestivo dal punto di vista ambientale: nel luglio 2019 l’Unesco ha riconosciuto il territorio come Patrimonio dell’Umanità.
Rispettati gli obiettivi di sviluppo sostenibile che riguardano la dignità del lavoro e la crescita economica, la lotta alla fame, il ricorso a un’energia pulita e accessibile, la riduzione delle emissioni di CO2, percorsi di formazione per soci e collaboratori che mettano al primo posto il capitale umano.
I nostri vecchi dicevano che il vino buono si fa in vigna: il Gruppo punta sempre di più alla qualità della materia prima, il cui 90% è rappresentato dall’uva glera.
E se è vero che il vino è ciò che calpestiamo e ciò che respiriamo, la Cantina riconosce incentivi ai soci che fanno ricorso a una produzione biologica e integrata, migliorando progressivamente la qualità del suolo e dell’aria.
Di fondamentale importanza il sistema energetico e idrico, per riutilizzare il calore prodotto dall’impianto di termocondizionamento dei mosti e dei vini in fermentazione.
E ancora il miglioramento della qualità dell’acqua, che punta nel prossimo futuro alla possibilità di riutilizzare nel processo produttivo le acque impiegate per il lavaggio delle bottiglie.
Il Gruppo ha inoltre definito una commissione per la riduzione delle disuguaglianze a favore dell’integrazione familiare di persone con disabilità.
L’attenzione all’ambiente parte anche da un consumo e da produzioni responsabili, attraverso la riduzione della quantità di plastica e componenti enologici non riciclabili impiegati nella fase di imbottigliamento.
La lotta contro il cambiamento climatico è un altro importante obiettivo di sviluppo sostenibile, nel tentativo di tutelare gli associati dai rischi legati al clima e ai disastri naturali. Da tante parti d’Italia sono ormai numerose le cantine che investono in sostenibilità, refertando le risultanze contabili attraverso bilanci di sostenibilità.
Espressione che rischia di essere inflazionata e abusata, ma che in realtà, al di là dell’etichetta, sempre più si traduce in un investimento sul territorio, per migliorare le condizioni non solo di chi ci lavora ma anche di chi ci vive, supportando e integrando attività lavorative, culturali e sociali, per il benessere e la salute dell’azienda e della collettività.
I bilanci di sostenibilità non sono la mera rappresentazione contabile del business, ma anche uno strumento per indurre riflessioni e stimolare crescita, dialettica e confronto, per una promozione fattiva del territorio in modalità lateral thinking.
Castello Banfi, Ruffino, Caviro, Venica, Mezzocorona: realtà di rilievo e standing che investono costantemente sul concetto di filiera etica, mettendo a terra tutti i passaggi per fare della sostenibilità il centro dell’avvenire.
La cura dei vigneti, l’attenzione in cantina, l’efficientamento delle fonti energetiche, la salvaguardia e la valorizzazione dei terreni, la custodia della tradizione agricola contadina vengono declinate attraverso comportamenti imprenditoriali improntati alla responsabilità, alla reciprocità, alla competenza.
L’ottica è sempre di lungo periodo, per soddisfare i bisogni di oggi consegnando alle generazioni future un pianeta possibilmente migliore. Non si tratta di casi virtuosi, ma di azioni concrete in ottica di agricoltura e di cultura sociale: innovazione e ricerca non devono mai mancare, per capire come sia cambiando il clima e come sia possibile per esempio, evitare dispersioni di acqua o ricorrere in maniera massiva all’energia pulita.
Il bilancio quindi, oltre alla corretta rappresentazione della situazione patrimoniale, finanziaria ed economica delle aziende vitivinicole, deve consentire la valutazione dell’impatto dell’attività produttiva sul territorio, l’ambiente, gli azionisti.
L’espressione Sostenibilità non deve ricordare qualcosa di altruista o di buonista, uno stereotipo del fare bene che rimandi a una non meglio definita coscienza collettiva: potrebbe diventare invece un criterio da protocollare per la valutazione degli stessi vini. Strumento di gestione della salute e del benessere delle attività ma anche del territorio e, senza alcun dubbio, del nostro futuro.