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Finanza etica: diamo credito al pianeta

finanza etica e sostenibile
Foto di Nattanan Kanchanaprat da Pixabay

La Fondazione Finanza Etica ha appena rilasciato il Quarto rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa, uno studio che mette a confronto l’attività di 4500 banche presenti nell’area euro

Una delle prime osservazioni del rapporto riguarda l’evoluzione delle banche etiche che, nel periodo osservato sono cresciute molto di più rispetto al sistema bancario europeo nel suo complesso: nel periodo 2009-2019 i prestiti sono infatti aumentati, mediamente per ogni anno osservato, del 10,16% mentre il tasso medio annuale di crescita dei depositi è stato del 10,84%.

Stando al rapporto, infatti, nei primi tre mesi del 2021 circa due miliardi di dollari al giorno sono stati investiti in fondi sostenibili, a testimonianza di un vero e proprio momento di popolarità nei confronti di ciò che è etichettabile come Esg.

Bisogna però stare attenti ad alcune aree grigie: se, da una parte, sono stati fatti importanti passi avanti, anche a livello di normativa europea, in ambito Esg, con strumenti come il Piano d’azione sulla finanza sostenibile della Commissione Europea del 2018 e con l’entrata in vigore, a marzo 2021, del Regolamento Ue 2019/2088 sull’informativa di Sostenibilità dei servizi finanziari, dall’altra il fatto di non essere arrivati ancora a un accordo riguardo a quali settori potranno essere definiti sostenibili lascia spazio a operazioni di greenwashing.

Il rapporto di Fondazione Finanza Etica analizza anche i fondi delle prime tre società di gestione del risparmio italiane (Generali, Gruppo Intesa San Paolo e Amundi) sottolineando come, anche all’interno di fondi dichiarati rispettosi dei criteri Esg, appaiano società petrolifere e produttrici di armi.

I fondi etici, a differenza di quelli sostenibili, escludono a priori gli investimenti in settori discutibili come fonti fossili, armamenti, coltivazioni intensive e selezionano i paesi e le aziende su cui investire in base a una solida e approfondita analisi degli impatti sociali e ambientali.

Al di là dei criteri Esg per le scelte di investimento, le banche etiche, rispetto agli operatori finanziari tradizionali, tendono a mettere al centro della propria attività la concessione di credito, specialmente nei confronti di famiglie e imprese; in questo modo, favoriscono lo sviluppo di attività reali, ovvero legate alla produzione di beni e di servizi tangibili, mantenendo un buon livello di redditività nel tempo e resistendo meglio alle crisi.

Le banche tradizionali, invece, risultano più orientate ad attività finanziarie, quali investimenti in borsa, compravendita ed emissione di titoli sui mercati azionari, che sono di fatto caratterizzate da una volatilità (e quindi da un rischio di fluttuazione) maggiore.

La stessa Banca Etica, all’interno del suo Report di impatto 2021 evidenzia le differenze esistenti tra finanza etica e finanza sostenibile secondo diverse variabili (obiettivi di fondo, ruolo nei confronti dell’economia reale, modello di governance, peso dei parametri Esg).

Banca Etica assume inoltre un impegno formale verso i settori da privilegiare attraverso la propria attività di erogazione del credito (sistemi welfare, efficienza energetica ed energie rinnovabili, ambiente, cooperazione internazionale, commercio equo e solidale, impresa sociale e responsabile, per citarne alcuni) e verso quelli da escludere (a titolo di esempio: produzione e commercializzazione di armi, attività che sfruttano il lavoro minorile, attività che hanno un rapporto diretto con regimi che non rispettano i diritti umani).

Il tema dei diritti umani ritorna fortemente anche all’interno del rapporto di Fondazione Finanza Etica: dal lavoro di un team di ricercatori dell’Università di Pisa, realizzato con il contributo di Fondazione Finanza Etica ed Etica Sgr, è nato un nuovo indicatore, il Banks human rights index, il cui obiettivo è fornire una misura, il più possibile oggettiva, degli impatti delle attività delle banche sui diritti umani.

Secondo questo indicatore, tra le banche più coinvolte in violazioni dei diritti umani figurerebbero Standard Chartered Bank, Bnp Paribas, Wells-Fargo, BlackRock, Morgan Stanley.

Circa un quarto di esse sarebbero state coinvolte – in modo diretto o tramite finanziamento a operazioni commerciali e finanziarie dubbie – in almeno un episodio di violazione dei diritti umani, per un totale di 180 violazioni nel periodo 2000-2015.

Per contrastare questa tendenza diventa quindi imprescindibile lavorare, in collaborazione, per far riconoscere un modello di finanza etica che sia unico e condiviso nei valori, nella trasparenza del modello di governance, nella definizione del concetto di attività etica e che sia in grado di creare cooperazione a livello europeo.

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Chiara Guizzetti Chiara Guizzetti: laureata in economia, lavora in Adfor come referente per l’area Internal Audit e Compliance (consulenza, formazione aziendale e universitaria). Crede nel valore dell’etica, della sostenibilità e del network tra persone e imprese. Appassionata di pilates e corsa | Linkedin
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