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Investimenti sostenibili: ecco le sfide per il prossimo anno

investimenti green e sostenibili
Immagine da Depositphotos

Il settore degli investimenti sostenibili è certamente destinato a consolidarsi e a espandersi nel prossimo futuro, perché l’attenzione ai temi posti dagli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite non possono essere ignorati dalle aziende. Per non venire sempre più penalizzate da consumatori e mercati…

Il tema degli Esg – una volta si parlava genericamente di sostenibilità ma, ormai, il termine è ampiamente abusato – è fortemente sentito all’interno delle aziende e i consumatori stessi orientano le loro scelte di acquisto in base ai valori etici e ambientali espressi dalle aziende.

Persino i mercati – solitamente meno interessati ad aspetti non finanziari – hanno imparato che la salute delle persone, dell’ambiente e dell’intero Pianeta sono più importanti della mera speculazione.

Tanto che il settore degli investimenti sostenibili – i cosiddetti Sri – sta crescendo e sarà sempre più importante e strategico anche in futuro. Perché investire responsabilimente ha un duplice valore: economico-finanziario e di sostenibilità.

Investire in aziende e Paesi attenti ai temi Esg e che fanno del loro meglio per garantire il benessere a lungo termine dei cittadini, limita il rischio di contraccolpi per azionisti e obbligazionisti.

Inoltre, poiché le sfide attuali – conflitti, disparità sociali ed economiche, cambiamenti climatici, scarsità di risorse e approvvigionamento idrico – ci ricordano drammaticamente che è necessario muoversi in fretta per risolvere problemi gravissimi, gli investitori possono essere l’ago della bilancia più importante, scegliendo di supportare soltanto aziende e Paesi che hanno a cuore queste sfide.

Per capire quale sarà lo scenario in termini di sviluppo dei mercati e degli investimenti sostenibili, abbiamo rivolto alcune domande a Ophélie Mortier, chief sustainable investment officer di Dpam (Degroof Petercam Asset Management), società indipendente di gestione del risparmio e tra le prime a operare nel settore degli Sri.

ophelie mortier
Ophélie Mortier – Dpam

I mercati hanno bisogno di regole chiare e trasparenti, di controlli accurati; a che punto siamo?

La regolamentazione è una delle sfide principali per gli operatori del mercato. L’ascesa dell’Esg ha portato a un maggiore controllo e alla necessità di una maggiore trasparenza per evitare pratiche scorrette come il greenwashing.

Di recente, abbiamo notato anche diversi casi di cosiddetto green bleaching (cioè la pratica di decidere di proposito di non dichiarare i benefici ambientali di un prodotto o servizio per evitare gli obblighi di rendicontazione che derivano da tali dichiarazioni).

Diverse società finanziarie hanno riclassificato strumenti ex art. 9 come ex art. 8 per evitare tutti i necessari obblighi di rendicontazione e divulgazione.

Con la continua crescita degli investimenti sostenibili, possiamo aspettarci una maggiore regolamentazione in questo settore, che potrebbe continuare a influenzare il modo in cui le società si approcciano agli investimenti Esg e le dichiarazioni che fanno sulle loro attività sostenibili.

Finora tante parole e buone intenzione ma pochi fatti. Eppure i vantaggi della transizione energetica sono chiari…

Mentre il mondo lavora sulla transizione energetica, la sicurezza energetica ha preso il centro della scena. E non è solo il cambiamento climatico a spingere questa transizione.

Il protrarsi della guerra in Ucraina ha offerto ulteriori incentivi ai Paesi per accelerare la propria transizione energetica e garantire il soddisfacimento del fabbisogno nazionale.

Gli impegni dei principali player come Stati Uniti, Unione Europea, Giappone, Corea del Sud, India e Cina sono stati senza precedenti per quanto riguarda la transizione verso le fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di gas serra.

Molti si sono impegnati a sostenere gli sforzi Net Zero. A oggi, l’80% della popolazione mondiale e il 91% del Pil globale sono coperti da questi impegni. Ma non sono solo gli impegni Net Zero a plasmare il futuro della sostenibilità.

Solo negli Stati Uniti verranno spesi 370 miliardi di dollari per iniziative legate all’energia e al clima e, allo stesso modo, il programma Fit for 55 e Repower Eu mirano a raddoppiare la quantità di energia rinnovabile utilizzata nell’Ue entro il 2030 attraverso un aumento dei progetti e delle misure di efficienza energetica.

Questo apre un gran numero di opportunità di investimento. Tuttavia, anche se si realizzassero le previsioni più ottimistiche in materia di raggiungimento del Net-Zero, l’obiettivo di limitare l’aumento delle temperature globali a meno di 2°C non è garantito.

Per trasformare questo scenario ambizioso in realtà, è necessaria una notevole quantità di finanziamenti, con stime che vanno fino a 4.000 miliardi di dollari entro il 2030.

È chiaro che è necessario un urgente allineamento delle priorità economiche, climatiche e di sicurezza. Il recente vertice Cop27 rappresentava un’occasione preziosa per compiere progressi in questo campo, ma purtroppo l’esito è stato deludente.

Come si può coinvolgere la Cina in questo ciclo virtuoso degli Esg, considerato il  suo mercato interno, la vita democratica e le sue necessità?

Dalle restrizioni nelle materie prime base, alle tensioni geopolitiche e alla frammentazione delle catene di approvvigionamento, la strada verso l’energia pulita è piena di ostacoli.

Sembra impossibile evitare di coinvolgere la Cina se si vuole parlare di questi temi. In effetti, la Repubblica Popolare attualmente sta dominando la transizione, in particolare nel settore della tecnologia dei pannelli solari.

Tuttavia, la sua leadership comporta una serie di sfide, tra cui questioni relative ai diritti umani. La transizione non deve essere semplicemente un compromesso, in cui ci si concentra temporaneamente sulla “E” di Esg, a scapito dei fattori “S” e “G”.

Una trasformazione sostenibile con un’attenzione particolare all’Esg dovrebbe garantire che tutti e tre gli elementi siano considerati in egual misura.

Raggiungendo e impegnandosi attivamente con le aziende e gli enti sovrani e sfruttando le loro competenze, le società finanziarie possono svolgere un ruolo importante nel guidare le entità chiave nel loro percorso Esg.

Si parla troppo spesso di Environment e di Governance per nascondere il granded gap che ancora c’è nel sostenere i diritti delle persone…

La “S” di Esg è spesso considerata il brutto anatroccolo del gruppo. Ma non bisogna sottovalutarla: è importante quanto i fattori ambientali e di governance.

Infatti, è direttamente collegata alle questioni ambientali, dato che l’inquinamento atmosferico è il primo killer a livello mondiale.

Inoltre, il cambiamento climatico sta avendo un effetto profondo sull’economia globale, portando all’aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari, che mettono sotto pressione le condizioni e le retribuzioni dei lavoratori.

Questo, a sua volta, aumenta il rischio di recessione e potrebbe avere gravi conseguenze sul mercato del lavoro. Questa complessa questione deve essere compresa anche nel contesto dei cambiamenti demografici in corso.

Man mano che i baby boomer (un terzo della forza lavoro mondiale) vanno in pensione, lasciano il mercato del lavoro più velocemente di quanto vengano sostituiti dalle generazioni più giovani.

Si tratta di un problema che richiede una soluzione globale per quanto riguarda il divario di competenze ed esperienze e si dovrebbe guardare al modello scandinavo, caratterizzato da un approccio più intergenerazionale, per trarne ispirazione.

La transizione è un costo, ma gli investimenti green vanno sostenuti…

È evidente che la transizione verso le emissioni zero comporta un costo per alcuni settori. Abbiamo assistito a un cambiamento nell’allocazione dei capitali grazie all’attenzione per il clima.

Tuttavia, gli investimenti in prodotti ambientali e, più in generale, Esg continuano a favorire la tendenza alla sostenibilità.

Anche la percezione di una sottoperformance dei titoli Esg rispetto all’anno precedente è un tema caldo al momento. Non si tratta necessariamente di un riflesso della vitalità del mercato Esg, ma piuttosto di una questione di allocazione settoriale in combinazione con i premi Esg e l’aumento del rendimento reale.

È chiaro che gli emittenti verdi/sostenibili vengono scambiati a premio e alcuni vedono un aumento di prezzo del 40% rispetto ad altre soluzioni.

Anche l’uso di obbligazioni ufficialmente etichettate è in aumento, sebbene ciò comporti una serie di sfide, tra cui la necessità di evitare il greenwashing.

Tuttavia, siamo convinti che, per chi è disposto a cercare, ci siano ancora molte opportunità da cogliere.

Crediti immagine: Depositphotos

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