Davines, produce e commercializza prodotti cosmetici, con un’occhio di riguardo verso la sostenibilità e l’impatto ambientale
Il chilometro verde sull’Autostrada del Sole si farà. Con 22mila piante autoctone che formeranno un muro di ossigeno e di silenzio per attutire il frastuono delle 60mila auto e dei 20mila camion di passaggio in quel tratto parmense dove è prevista la messa in opera.
A volere questa barriera green è Davide Bollati, imprenditore che ha cura della sua azienda (Davines è attiva nel mercato professionale dell’haircare e dello skincare), ma anche del territorio.
L’idea nasce in un contesto di rigenerazione dell’headquarter che è ora in costruzione proprio a ridosso dell’autostrada. Qui nascerà un vero e proprio villaggio, costruito sui sacri crismi della bioedilizia, dell’efficienza energetica e della biodiversità (inaugurazione a maggio 2018).
Coinvolgendo pubblico e privato (le aziende vicine), Bollati sta portando avanti, con non pochi ostacoli burocratici, una magnifica pratica di sostenibilità territoriale, propria di un’azione da BCorp. Davines ha ottenuto, infatti, a fine dello scorso anno proprio questa certificazione.
Ma il bilancio di sostenibilità appena pubblicato e relativo al 2016 dimostra come il cammino verso la cura del sociale, della cultura e dell’ambiente sia già stato intrapreso da tempo da questa azienda parmense che ha oggi un giro d’affari pari a 113 milioni di euro; 534 dipendenti e 8 filiali nel mondo. E con ottimi risultati.
Anche i termini di azioni in tema di economia circolare visto che stanno lavorando per ridurre i materiali riguardanti il packaging che a oggi – afferma l’azienda – è all’85,3% fatto di cartone in materiale riciclato.
Utilizzo dell’acqua ridotto del 9,5% per kg di prodotto. Energia elettrica – utilizzata nella sede di Parma – proveniente da fonti rinnovabili al 100%; numero delle auto ad alimentazione ibrida, ibrida plug-in o elettrica, aumentate del 66% nel corso del 2016; rifiuti destinata al riciclo, ora al 60,4%, che significa 307 tonnellate di materiale che di certo non va in discarica.
Anche la produzione sta mantenendo alta l’attenzione alle buone pratiche. A cominciare da quel 61,8% di ingredienti biodegradabili (in base al metodo OECD 301) fino all’uso di estratti provenienti dai presidi Slow Food per una linea particolare come l’Essential Haircare.
Il 3,1% del fatturato investito in R&D dà i suoi buoni frutti. E per questo come afferma proprio Paolo Braguzzi, ad e direttore generale di Davines “ci confronteremo sempre più con i nostri fornitori per verificare anche i loro parametri ambientali“.
Il resto sono buone pratiche ideate per un benessere che non si limita all’uso dei prodotti Davines, ma coinvolge tutti gli stakeholder anche in temi culturali e sociali. Perché la bellezza non può più avere confini settoriali.