Ecologia Politica Pisa riflette, con una serie di webinar, sulla fase 2 dell’emergenza Covid-19 partendo dalla relazione tra il virus e la crisi ambientale. Il prossimo evento si svolgerà venerdì 24 aprile
Covid-19, fase 2 e crisi ambientale: qual è la relazione? Se l’è chiesto Ecologia Politica Pisa, un gruppo di studenti e dottorandi dell’Università di Pisa, che, coadiuvati da alcuni ricercatori e professori, hanno organizzato insieme ad altre università italiane un ciclo di seminari online per ragionare sulla fase 2 dell’emergenza Covid-19 in relazione alla crisi ambientale.
Ma cosa si intende per ecologia politica? È questa una chiave di lettura interdisciplinare, che accosta fattori politici, economici e sociali alle sfide ambientali. Una disciplina particolarmente feconda in questo momento storico di pandemia e crisi climatica e certamente una materia che è emersa chiaramente durante i seminari online.
Per Ecologia Politica Pisa, infatti, al fine di orientare le scelte politiche del prossimo futuro che caratterizzeranno la cosiddetta fase 2 è necessario riflettere sulla gestione della pandemia in relazione alla crisi ambientale.
Dal ciclo di incontri online chiamato Pandemia: sintomi di una crisi ecologica globale, due seminari online hanno voluto approfondire il tema Covid-19 all’interno del contesto dell’emergenza ambientale, evidenziando la prepotenza di una crisi nella crisi. Vediamo con ordine cosa è emerso.
17 aprile 2020, Inquinamento dell’aria e Covid-19. Durante questo seminario, Ecologia Politica Pisa ha voluto dare voce al probabile rapporto che intercorre tra inquinamento dell’aria e diffusione di Covid-19.
Gli ospiti Francesca Dominici, docente presso l’Università di Harvard, e Gianluigi De Gennaro, co-autore di un position paper curato da Società italiana di medicina ambientale (Sima) con le Università di Bari e di Bologna, hanno evidenziato come l’inquinamento atmosferico potrebbe avere contribuito alla diffusione e all’impatto del Covid-19. Ciò che più aveva stupito i ricercatori è stata la rapida e anomala diffusione del virus osservata in determinati territori.
Infatti, il possibile rapporto tra inquinamento e diffusione del Covid-19 sarebbe emersa soprattutto dall’osservazione dei dati della Pianura Padana. Uno sforamento di PM10 a febbraio e, nello stesso periodo, un’importante diffusione dell’epidemia di Covid-19 nell’area hanno fatto pensare a una correlazione tra i due elementi.
Su questa base, la posizione di Ecologia Politica Pisa è così tratteggiata: “A partire dalle ricerche menzionate, è possibile mettere in discussione quella che sembra la priorità assoluta della fase 2, cioè la ripartenza immediata delle attività industriali. I dati le evidenziano infatti tra le principali cause dell’inquinamento nella Pianura Padana. L’eccezionale situazione che stiamo vivendo potrebbe essere l’occasione per ripensare il modello produttivo, anziché riproporre la continuazione di un passato insostenibile“.
Il gruppo, che non vuole comparire con un portavoce unico, a Greenplanner.it aggiunge “Notiamo come nella situazione di quarantena in Italia la percezione del rischio sia eccessivamente schiacciata sulle responsabilità individuali e sulla paura del corpo dell’altro. Oltre a dotarsi delle necessarie norme di sicurezza, crediamo che la nostra società dovrebbe temere maggiormente le conseguenze della crisi ecologica, dell’inquinamento e dell’insostenibilità dell’attuale sistema produttivo“.
Il secondo seminario organizzato da Ecologia Politica Pisa ha invece dato spazio alla prospettiva delle scienze biologiche nell’ottica della fase 2 del Covid-19.
Gli ospiti de Ecologia e pandemia: biodiversità, estinzione e malattie infettive emergenti che sono intervenuti sono Ettore Camerlenghi e Silvio Paone, due biologi che lavorano rispettivamente alla Monash University di Melbourne e all’Università La Sapienza di Roma.
Entrambi hanno affrontato la grave problematicità delle attività antropiche sui nostri ecosistemi: un continuo cambiamento nell’uso della terra, che può riguardare attività disparate come la costruzione di strade o la creazione di allevamenti intensivi, comporta un’importante frammentazione degli habitat naturali ricchi di numerose specie selvatiche.
Costringendo, da una parte, queste specie animali a spostarsi, e, dall’altra, stabilizzandosi con le proprie attività molti uomini entrerebbero a contatto con specie animali selvatiche con cui non erano mai entrati in contatto prima.
Come è già noto, gli animali che sembra abbiano contribuito al trasferimento del Covid-19 dall’animale all’uomo sono i pipistrelli. Paone spiega che la loro elevata mobilità e la frammentazione dei loro habitat sono fattori che li hanno spinti fuori dai loro ambienti naturali per avvicinarsi a quelli umani in cerca di cibo.
L’effetto spillover, il fenomeno per cui un patogeno passa da una specie ospite a un’altra, raggiunge così alte probabilità, e, una volta avvenuto si scatena la zoonosi e l’epidemia infine si propaga.
Si sarebbe potuto fare qualcosa per evitare l’effetto spillover del Covid-19?
Chiaramente non se ne può essere certi, ma quello che è emerso dai due seminari organizzati da Ecologia Politica Pisa è che un continuo sfruttamento delle risorse naturali e degli ecosistemi e ritmi di produzione e sviluppo molto alti, sono fattori che incidono sulla qualità di diverse risorse ambientali come l’aria, determinando squilibri ecologici attraverso, per esempio, la frammentazione di habitat naturali; tutte dinamiche che potrebbero comportare un aumento dei livelli di spillover.
Ci auguriamo che dai seminari online organizzati da Ecologia Politica Pisa emergerà chiara la necessità di ripensare al rapporto uomo-natura in un’ottica futura che comprende la vicina fase 2.
Ecologia Politica Pisa torna venerdì 24 aprile per un nuovo incontro intitolato Liberare il corpo. Covid-19 tra pratiche di dominio e decolonizzazione con la sociologa Alice Dal Gobbo.
(testo redatto da Sara Pavone)